INTRODUZIONE

 

Questo libro era in gestazione da alcuni anni, ma nasce realmente la sera del 12.02.2010, durante l’ incontro tra la nostra Associazione Marinese per il Commercio ed il Turismo di Marina di Cecina e gli istituti di credito della zona per la sponsorizzazione del nostro programma eventi. La serata doveva riguardare l’ illustrazione del programma 2010 alle banche intervenute.  La seconda parte della serata era riservata al sottoscritto che doveva esporre una lunga relazione riguardante la storia e le origini della Borsa. Avevo preparato da circa un mese la mia relazione e l’ avevo finita di stampare solo poche ore prima della riunione. Il locale dove si svolgeva l’ incontro era all’ ultimo piano dell’ Hotel Tornese ed era molto suggestivo in quanto dalle sue ampie vetrate si poteva ammirare tutto il panorama illuminato di Marina di Cecina e dintorni. La sala era gremita ed il proiettore ed il pannello dello schermo erano notevoli, così che potevo illustrare il tutto a tutti i presenti con una certa professionalità. La serata fu fantastica e funzionari e direttori di banche, assessori comunali, appassionati di finanza e non, restarono per due ore e mezzo consecutive ad ascoltarmi senza batter ciglio. Nella esposizione del mio lavoro non risparmiai rimproveri a banche ed ai presenti tutti sul comportamento operativo che solitamente si tiene in Borsa. Alla fine della mia esposizione oltre ai complimenti ricevetti tanti inviti dei presenti ad inviare loro copia della mia lunga relazione così da stimolarmi definitivamente a pubblicare questo mio libro da tempo nel cassetto.

 

Quella sera esordii così:

 

a dimostrazione che la nostra associazione non si occupa solo di Commercio e Turismo, ma anche di CULTURA perché senza la cultura l’ uomo è come un albero senza linfa, farà da corollario stasera, se il tempo a disposizione ce lo permetterà, altrimenti possiamo organizzare per un’ altra serata, una mia relazione sulla storia della Borsa e della Finanza, questo mondo fantastico e straordinario dove si intrecciano discipline molteplici come la psicologia, la fisica, la matematica, la filosofia, l’ astrologia, la psicologia.

La storia è lunga !! Siete predisposti e disposti a restare qui per almeno tre ore od anche più a parlare delle origini della storia della Borsa ? Del perché si perde in borsa ? Delle cause e dei rimedi ? Altrimenti possiamo organizzare per un’ altra sera ! Non ci sono problemi.

   Se mi risponderete affermativamente vi anticiperò di che cosa parlerò, in modo più dettagliato. Siete disposti ad ascoltarmi? ok !

   Parlerò delle origini della storia della Borsa, da quando si comincia a sentirne l’ esigenza, a partire dall’ Impero Romano, al Medioevo, al Rinascimento, passeremo alle Compagnie delle Indie, alla Belle Epoque, parlerò della crisi del 1929, delle bolle speculative, del periodo delle due grandi guerre, del periodo post bellico, della ricostruzione, degli anni 70/90 intesi come anni del Far West finanziario, dei miei primi grafici con il vecchio programma lotus123 di Ugo M., della vita dei borsini degli anni 80/90. Cercheremo di capire perché solitamente si perde in Borsa. Quali sono i rimedi. Meglio il mattone o la Borsa? E poi dove andrà la Borsa ? Parlerò di analisi tecnica e per la prima volta parlerò delle mie scoperte in analisi tecnica. Per la prima volta divulgherò al mondo della finanza e dell’ analisi tecnica la mia straordinaria ed inedita TEORIA sui VORTICI, potenti segnali di inversione o di continuazione: “ciò che i grandi avevano detto, ma ciò che nemmeno i grandi sanno”.  Argomenti interessantissimi e di primo piano, ma il tempo è tiranno questa sera. Vediamo che cosa possiamo fare. Vorrei inoltre informare che parte degli introiti di questo libro sarà devoluta alle associazioni di genitori di bambini ricoverati in ospedali oncologici. Due genitori su quindici perde il lavoro per il solo fatto di dover stare accanto al proprio bambino.

 

La storia della Borsa e della finanza che vi racconterò e le mie analisi previsive  che più tardi vi esporrò, scaturiscono da mie profonde riflessioni e da una ultraventennale esperienza analitica ed operativa, fatta di studi, di test e di ricerche, oltre che da una mia estesa operatività su tutti gli strumenti finanziari che oggi si conoscono, nessuno escluso. Mi auguro che questa mia esposizione possa rappresentare per i lettori occasione di arricchimento culturale ed ulteriore presa di coscienza del rischio che si corre investendo in Borsa senza le opportune conoscenze tecniche ed analitiche.

 

Il mondo della FINANZA è un mondo straordinario e fantastico dove al suo compimento concorrono e si intrecciano molteplici  aspetti e discipline come la psicologia, la fisica, la matematica, la filosofia, la statistica, l’ astrologia.

La FINANZA é intesa come l’arte per poter ricavare il massimo ritorno dal proprio investimento. I protagonisti di questo mondo straordinario sono le BANCHE intese come intermediari tra chi offre danaro e chi domanda denaro, la BORSA intesa come mercato organizzato e regolamentato per lo scambio degli strumenti finanziari, tra chi offre danaro e chi domanda danaro. Borsa, banche e finanziarie sono i protagonisti di un mondo fantastico e straordinario, ma nello stesso tempo difficile e pieno di insidie e senza esclusione di colpi.

Un mondo in cui, a livello operativo, l’ uomo dimostra, anche a distanza di secoli, di non riuscire a scrollarsi di dosso errori dovuti alla presunzione, alla cieca avidità ed  all’ eccesso speculativo. Aspetti questi insiti nella natura umana e quindi destinati a ripetersi nel tempo. Tutto ciò premesso, addentriamoci adesso in questo straordinario, fantastico, complesso, difficile ed insidioso mondo della finanza. Dunque che cosa è la BORSA, che cosa si intende per Borsa, questa cosa che qualche volta delizia e che invece molto spesso non ci fa dormire la notte ?  John Kenneth Galbraith, forse il più autorevole economista del 1900 nato in Canada nel 1908 e morto a Boston nel 2006 all’ età di 98 anni, autore di tanti libri sull’ economia e la finanza tra i quali “Il grande crollo” dove ci racconta uno dei più forti, avvincenti e drammatici periodi della storia della finanza,

    era solito “definire la Borsa come lo strumento che separa gli stupidi dai propri averi !” E se lo diceva lui, quale uno dei  massimi esponenti nel mondo economico finanziario del xx secolo, dobbiamo crederci !? Mettiamoci anche il punto interrogativo, perché non è mai detto. E’ certo però che la presunzione del sapere comunque e senza averne sufficiente cultura, genera tanta stupidità ed in Borsa i presuntuosi sono tanti ! La Borsa si nutre di stupidità attraverso la speculazione che anima di se stessa, fa incontrare chi offre danaro e chi domanda danaro, nello stesso modo in cui  l’ orgasmo quale anima dell’ amore, attira nella procreazione l’ uomo e la donna. Quindi l’ equazione è questa: la speculazione sta alla borsa come l’ orgasmo sta all’ amore. Sta a noi fare in modo di non appartenere al mondo degli stupidi attraverso una giusta ed appropriata cultura. Ma, oltre a farci perdere parte dei nostri risparmi, quale è la funzione più nobile della Borsa? E perché, come mani deboli, siamo quasi sempre perdenti in Borsa? C’è un rimedio? Cercherò stasera insieme a voi di rispondere a questi annosi quesiti e di trovare una soluzione. Non è semplice, ma ci proveremo. Prima però vorrei raccontarvi la storia della Borsa, cercando di capire quando nasce nel tempo l’ esigenza di organizzare un luogo ed una istituzione od un organismo per far incontrare chi offre danaro e chi domanda danaro. Quando e dove ha origine questo organismo che verrà più tardi chiamato con la parola Borsa. Si badi bene che per Borsa non si deve intendere il mercato dove si scambiano beni fisici, vale a dire automobili, scarpe o vestiti da una parte e danaro dall’ altro. Bensì Borsa intesa come mercato dove si scambiano strumenti finanziari: danaro contro lettera, come si diceva nel 1500 e come si dice tutt’ oggi. Offre danaro chi vuole comprare ed offre la lettera, cioè documenti cartacei e certificati chi vuole vendere e trasferire azioni, obbligazioni, titoli di stato, futures, valute, merci ecc...

   La borsa quindi non ha la sola funzione di farci perdere danaro, ma ha la funzione più nobile di essere il luogo dove si incontra chi offre danaro e chi domanda danaro attraverso strumenti finanziari quali: titoli azionari, obbligazioni, valute, merci ecc... E’ il canale attraverso il quale tutti noi possiamo far confluire tutto o parte del nostro risparmio per finanziare le aziende che lo richiedono, concorrendo a creare così benessere e posti di lavoro. In termini più tecnici la Borsa è l’ istituzione organizzata da poteri privati, essa è una SPA, per lo scambio di strumenti finanziari. Le aziende si servono della Borsa per ricavare danaro vendendo sul mercato titoli azionari, titoli obbligazionari, commodities, metalli e valute. Le aziende, infatti, si quotano in Borsa perché attraverso il collocamento in Borsa di azioni proprie esse ricevono in cambio danaro vendendo agli investitori una parte di se stesse, senza ricorrere al pagamento di interessi che avviene invece quando queste si finanziano prendendo a prestito danaro dagli investitori emettendo titoli obbligazionari con l’ impegno di restituire il danaro ricevuto ad una data scadenza con pagamento di interessi, oppure quando attingono direttamente da banche o finanziarie. I primi sono finanziamenti a titolo di capitale proprio ed i secondi sono finanziamenti a titolo di credito. Nel primo caso è come se una famiglia a corto di danaro, invece di andare a chiedere un prestito in banca e pur di non pagare interessi, vendesse, per finanziarsi, una porzione del proprio giardino al vicino. Sapete quali sono le aziende che non hanno bisogno di finanziamenti, ne a titolo di credito e ne a titolo di capitale ? Sono sostanzialmente tre: Ferrero, Barilla e Ferrari. Il fiore all' occhiello delle nostre aziende !! Ferrero è l' uomo più ricco in Italia, Barilla è ai vertici nel mondo nel suo settore, Luca Cordero di Montezemolo è tirato per la giacca da destra e da manca affinchè entri in politica! Sia il benvenuto in politica Luca Cordero di Montezemolo a patto che sappia guidare l' azienda Italia con la stessa capacità ed efficienza con cui ha guidato la Ferrari ! I politici sono a fine corsa, mentre gli imprenditori capaci e competenti che sappiano mettere il loro saper fare al servizio del cittadino e dell' azienda pubblica al fine di promuovere benessere e posti di lavoro, costituiscono la soluzione futura per uscire da una crisi epocale come l' attuale.

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IMPERO ROMANO

Sebbene la storia faccia risalire le prime vere e proprie compravendite di titoli negli anni intorno al 1500, in una sorta di mercato organizzato lungo i canali della città fiamminga di Bruges considerata per la sua bellezza la Venezia del nord, ho trovato interessante addentrarmi nella storia dello straordinario Impero Romano per capire se a quel tempo già esistesse un mercato organizzato e regolamentato per lo scambio di titoli e quale fosse il sistema di  finanziamento di grandi opere come ad esempio la realizzazione di strade, la costruzione di edifici pubblici, di acquedotti, di porti  ecc…   Nel suo massimo splendore l’ impero romano si estendeva dalla Britannia a nord fino alla Spagna ad ovest, al mar Rosso a sud e fino al mar Caspio ed al Tigri e l’ Eufrate a est. Nel 117 d.C., al tempo dell'imperatore Traiano, Roma dominava un territorio di oltre 8 milioni di chilometri quadrati, dal Kuwait  alla Scozia.

 

Fiorenti erano i commerci per via terra con carovane scortate e per mare con flotte private, dalle lontane province ed addirittura dal lontano oriente. I romani pagavano quasi sempre con monete per lo più d’ argento in quanto non avevano prodotti di scambio, se non il danaro. Le  merci che Roma importava erano costituite da profumi che venivano dall’ Arabia, incenso e spezie dall’ India, seta e stoffe dalla Cina, bestie feroci che usavano per gli spettacoli dall’ Africa e dall’ Asia, grano in grande quantità veniva dalle province africane, Egitto in particolare, da dove veniva importato anche il vetro che doveva servire per i calici delle grandi feste e per le finestre dei più abbienti. Da notare che questi vetri spessi circa mezzo centimetro lasciavano passare la luce, ma non lasciavano guardare fuori in quanto non erano trasparenti. Ai tempi del grande impero romano, i mercanti non si avventuravano oltre i confini dell’ impero per non incorrere nel pericolo di essere depredati. Essi preferivano cautamente attendere le merci in luoghi più sicuri ed in porti protetti. Uno dei più importanti era il porto di OSTIA. Nella cosiddetta “Piazza delle Corporazioni” di Ostia erano presenti circa sessanta uffici sia di queste società sia di aziende di commercianti o artigiani che si occupavano di attività connesse. L'antica Ostia si trovava in un territorio molto diverso dall'attuale, la città era in riva al mare, che ora è arretrato di circa 4 Km, nelle sue immediate vicinanze si trovava un grande stagno, ora prosciugato e un esteso impianto di saline, inoltre il Tevere formava un' ansa scomparsa nel 1557 a seguito di una piena.
Nella pianta riportata più sotto sono indicati i dintorni di Ostia e le principali vie di comunicazione.
Le origini di Ostia sembrano risalire al quarto re di Roma, Anco Marcio, che, per estendere il domino di Roma fino al mare controllando cosi' la produzione ed il trasporto del sale, occupò i territori lungo il corso del fiume, fondando la colonia di Ostia.
In realtà alcuni rinvenimenti sembrano indicare l'esistenza di una Ostia precedente che potrebbe trovarsi in una zona, presso le saline, non ancora esplorata.
Il primo insediamento fu di carattere prevalentemente militare, cioè un Castrum, dotato di mura con all'interno un Cardo ed un Decumano e, al loro incrocio, il Foro.
Le fonti romane ci parlano appunto di una fondazione di Ostia da parte del re Anco Marcio (VII sec.a.C), ma di essa nulla ci è pervenuto. L’insediamento a noi noto viene fondato da Roma nel IV sec. a.C., con funzione di colonia militare per il controllo della costa. Fin dall’origine, però, è anche un porto fluviale, dal quale, a partire dal II sec. a.C., dipende l’approvvigionamento granario dell’Urbe. Dalla metà circa del I sec. a.C., divenuta "colonia romana" a pieno titolo e pertanto dotata di magistrati propri, Ostia comincia a conoscere un ingente sviluppo economico e demografico. Diviene centro di attrazione di enormi masse in cerca di fortuna, e sede ideale di un intraprendente ceto medio, dedito ad attività commerciali e produttive (soprattutto liberti).
Nell'anno 80 a.C. a protezione dell'insediamento furono costruite la Mura Sillane ( vedi pianta principale).
Fu solo sotto l'imperatore Augusto che Ostia si abbellì di monumenti ed edifici abitativi e verso la metà del I secolo d.C. raggiunse il massimo sviluppo nel traffico portuale. Ma a causa del basso fondale le navi piu' grandi non potevano entrare in porto ed erano costrette ad ormeggiare alla fonda, cosa che rallentava e rendeva piu' costose le operazioni di carico e scarico. Per questo motivo l'imperatore Claudio fece costruire un nuovo porto a circa 3 Km verso sud, dando origine all'insediamento di Portus ( vedi piantina). Negli anni che seguirono Ostia accrebbe la sua magnificenza con nuovi monumenti, edifici ed interi quartieri. La decadenza inizio' nella seconda metà del III secolo d.C., intercalata da periodi di relativa ripresa fino al 402 quando la capitale fu spostata da Roma a Ravenna. In questi anni inizio' il vero e propri declino anche a seguito dei saccheggi di Vandali e Visigoti e dell'occupazione di tutto il litorale ad opera dei Goti ( anno 537). Infine nel IX secolo la città fu depredata anche dei materiali da costruzione che vennero utilizzati per il Duomo di Orvieto e Piazza dei Miracoli di Pisa.

Piantina di Ostia antica

Ostia antica

Piantina della zona circostante la città di Ostia antica.
A nord dal I secolo D.C. nacque la città di Porto con i due bacini di Claudio ( C) e di Traiano (T). Verso sud nel III secolo D.C. la via Severiana la collegava alle ville dei patrizi e degli imperatori .

 

Il Foro delle Corporazioni

 

Ostia antica Teatro e Foro delle Corporazioni


Così veniva chiamato questo complesso molto singolare. Esso non era presente in nessun altra città romana. Inizialmente il foro era un portico quadrangolare, con due file di colonne di tipo dorico e venne progettato in età augustea, con funzione di teatro. Esso sarebbe stato utilizzato anche come riparo dalle intemperie o come spazio per passeggiare. Con l'imperatore Claudio, divenne un vero e proprio portico con colonne.  In età adrianea, con altre opere di restauro, tra cui innalzamento del pavimento di circa 40 centimetri ed inserimento di un'altra fila di colonne, si formò un doppio porticato. Dalla metà del II sec. d.C. fino all'età severiana, ci fu un graduale abbellimento con l'inserimento dei mosaici che raccontavano i vari traffici presenti sul Mediterraneo e i tipi di attività esercitate dalle corporazioni. Nel III sec. d.C. la navata venne divisa in 50 stationes (stanze), che più avanti divennero 64 e che venivano utilizzate dai negozianti, dagli imprenditori, dai finanzieri e dai funzionari statali, come uffici di rappresentanza per pubblicizzare le proprie attività e trattare affari, finanziamenti e commesse. Il piazzale vero e proprio era adorno di statue ed al centro c'era un tempio della fine del I sec. d.C., eretto forse in onore di Cerere (divinità delle messi e dell'abbondanza). Infatti alla fine di ogni contrattazione, se l'affare andava a buon fine, i mercanti facevano un'offerta alla divinità.  Il Foro delle Corporazioni si trovava alle spalle del teatro: intorno a questa piazza c'erano appunto più di 60 uffici delle corporazioni di tutte le province che trasportavano le merci a Roma.
Non si importava solo grano, ma anche olio d'oliva, vino, marmo, papiro, ceramica, vetro, lana, stoffe cuoio, avorio, miele frutta e diversi metalli.
Alcune di queste corporazioni possono essere identificate ancora oggi grazie ai mosaici del pavimento.
I soggetti che si ripetono più spesso sono navi, delfini pesci e il faro. Un mosaico rappresenta il mensor, un uomo che custodiva e aggiornava i documenti sui prezzi e sulle quantità dei cereali. Utilizzava un bastoncino per livellare la misura esatta di grano. La corporazione dei mensor era una delle più potenti di Ostia.
L'ufficio di un importatore di avorio aveva un mosaico di un elefante; l'ufficio di un importatore di animali selvatici aveva un mosaico di animali.

 

 

Piantina di Ostia antica


Ostia antica
Piantina della zona circostante la città di Ostia antica.
A nord dal I secolo D.C. nacque la città di Porto con i due bacini di Claudio ( C) e di Traiano (T).
Verso sud nel III secolo D.C. la via Severiana la collegava alle ville dei patrizi e degli imperatori .

 

 


Ostia antica Teatro e Foro delle Corporazioni

 

 

 Lato del portico

Il foro

 

 I maggiori armatori a cui appartenevano le compagnie di Ostia erano originari dell’Africa settentrionale, della Sardegna e della Gallia meridionale. Da altri documenti si sa che spesso nei porti possedevano un ufficio o un’agenzia mercantile anche dei commercianti stranieri; è infatti testimoniata la presenza di mercanti di Tiro nel porto di Pozzuoli.

Durante il periodo repubblicano gli armatori, detti navicularii, dipendevano da grandi imprenditori finanziari, che li sostenevano economicamente. In epoca imperiale anche lo Stato, che aveva il monopolio di alcune forniture particolarmente importanti, si appoggiava sulla navigazione privata per i trasporti commerciali. Nel Foro delle Corporazioni di Ostia, che con l'imperatore Claudio, divenne un vero e proprio portico con colonne , attraverso i vari uffici di rappresentanza, si scambiavano titoli obbligazionari emessi dallo stato per la costruzione di opere pubbliche e si scambiavano anche contratti per la compravendita di merci e prodotti che arrivavano da molto lontano. Ecco che possiamo parlare di Borsa già all’ epoca dell’ impero romano in quanto ad Ostia esisteva un luogo organizzato, dove funzionari privati e statali, finanzieri e mercanti organizzavano il commercio e contrattavano  commesse,  finanziamenti per opere pubbliche, oltre a merci e prodotti che venivano dalle lontane province e dal lontano oriente. Possiamo pertanto considerare la  “Piazza delle Corporazioni” di OSTIA con tutti i suoi uffici di rappresentanza come la prima Borsa e sebbene i romani non la chiamassero con questo , possiamo ritenere che tale fosse a tutti gli effetti. Fu il periodo questo in cui Roma raggiunse il massimo splendore, Ancor prima di raggiungere l’ apice del suo massimo splendore, nel 390 a.C., Roma, le cui abitazioni a quel tempo erano quasi tutte di legno e paglia,  fu messa a fuoco e fiamme, dai Galli di Brenno, i quali,  scrive Polibio, " … conquistata Roma con la forza, la occuparono tutta, eccetto il Campidoglio. Allora i Romani, dopo aver patteggiato la cessazione delle ostilità a condizioni favorevoli ai galli consegnarono loro l’ ingente somma di 1000 libbre d’ oro ...circa 350 kg ": ovvero consegnarono l'oro in cambio dell'abbandono dell'urbe, senza null'altro avere da dire o fare. Quando i Galli se ne furono andati i capi militari romani misero in giro la voce che i Galli erano stati respinti e sconfitti e l’ oro era stato recuperato. Della presunta vittoria romana non ne sapevano nulla gli storici per almeno i due secoli successivi; dunque la vicenda fu sicuramente inventata per salvare la reputazione di Roma, in quel periodo in piena espansione, allo scopo di liberare la città dal disonore di aver pagato i nemici perché se ne andassero, invece di sconfiggerli con le armi … Per ottocento anni esatti la città di Roma non conoscerà altri saccheggi, raggiungendo  intorno all’ anno 0 il massimo splendore ed espansione con un impero di circa 8milioni di km quadrati, ma nel terzo e quarto secolo d.C. orde di popoli barbari provenienti dal nord-est, Asia, Russia e Scandinavia iniziarono a premere ai confini dell’ impero diventato troppo grande per essere facilmente amministrato e per tenere a freno le rivolte dei popoli annessi. I barbari erano chiamati con questo nome perché quando parlavano emettevano suoni come BAR-BAR. Le scorrerie dei barbari ebbero la meglio su un impero già politicamente e militarmente in difficoltà e durante il canto del cigno dell'impero, prima della sua definitiva caduta, Roma verrà saccheggiata altre due volte: il 24 agosto 410 d.C. dai Visigoti di Alarico (sacco di Roma 410) e il 28-31 maggio 455 d.C. dai Vandali di Genserico (Sacco di Roma 455). Questi due saccheggi misero tristemente fine all’ impero romano d’ occidente nel 476 d.C..

 

 

IL MEDIOEVO

 

ALTO MEDIOEVO

   Nel primo periodo le popolazioni terrorizzate dalla crudeltà e la barbarie dei popoli invasori vissero al di fuori dei villaggi che venivano spesso attaccati e distrutti. Vissero nelle campagne e nelle foreste. Le campagne, poco coltivate, furono nuovamente invase dalle paludi e dai boschi, le malattie più infami decimarono la popolazione. Anche il clima di quel periodo contribuì alla miseria ed all’ incertezza. Fu infatti un clima avverso soprattutto alle coltivazioni, unica fonte di sostentamento, con inverni rigidi ed estate secche. Le uniche strade e gli unici ponti che resistettero furono sempre quelli romani e per tanto tempo non se ne costruirono.  Il commercio era ridotto al minimo in quanto si coltivavano i campi per il solo sostentamento, oppure si tessevano stoffe per la sola necessità di avere di che vestirsi o coprirsi. Poco rimaneva per il commercio.

 

 

 

 

BASSO MEDIOEVO  e  RINASCIMENTO

 

La seconda parte del Medioevo, dal 1000 al 1300, fu chiamata con il nome di basso Medioevo. Questa seconda parte suole distinguersi dalla prima per il rifiorire del commercio, dell’ arte e della cultura. E’ in questo periodo che visse un matematico di rilevante importanza: Leonardo Fibonacci detto Leonardo da Pisa (Pisa, 1170- Pisa,1250)  (Fibonacci sta infatti per filius Bonacii),

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il padre, un ricco mercante della Repubblica pisana si chiamava infatti Bonacci. A Pisa ebbe  precoci contatti con il mondo dei mercanti e apprese tecniche matematiche sconosciute in Occidente. Alcuni di tali procedimenti erano stati introdotti per la prima volta da indiani ed arabi, portatori di una cultura molto diversa da quella mediterranea. Proprio per perfezionare queste conoscenze, Fibonacci viaggiò molto, arrivando fino a Costantinopoli, alternando il commercio con gli studi matematici. Con la sua opera Liber Abaci, opera in quindici capitoli introdusse per la prima volta in Europa  le nove cifre, da lui chiamate indiane e il segno 0. All'epoca tutto il mondo occidentale usava i numeri Romani e i calcoli si facevano con l' abaco. Questo nuovo sistema stentò molto ad essere accettato, tanto che nel 1280 la città di Firenze proibì l'uso delle cifre arabe da parte dei banchieri. Si riteneva che lo "0" apportasse confusione e venisse impiegato anche per mandare messaggi segreti, e poiché questo sistema di numerazione veniva chiamato "cifra", da questa denominazione deriva il termine messaggio cifrato. Quindi Fibonacci ebbe il grande merito di introdurre per la prima volta in Europa i numeri arabi che tuttora usiamo, ma Fibonacci è noto soprattutto per la sequenza di numeri da lui individuata e conosciuta, appunto, come successione di Fibonacci:

in cui ogni termine, a parte i primi due  è la somma dei due che lo precedono.

0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144  ...

Sembra che questa sequenza sia presente in diverse forme naturali (per esempio, negli sviluppi delle spirali delle conchiglie). Essa costituisce uno strumento di rilevante importanza in analisi tecnica per lo studio dell’ andamento dei mercati finanziari.

Una particolarità di questa sequenza è che il rapporto tra due termini successivi diminuisce progressivamente per poi tendere molto rapidamente al numero 1,61803..., noto col nome di rapporto aureo o sezione aurea. Sin dai tempi antichi esiste una proporzione divina (o anche sezione aurea) che è stata presa in considerazione per ottenere una dimensione armonica delle cose. Questa proporzione si riscontra in diversi fenomeni della geometria, dell’ architettura, della pittura, della musica e perfino in natura, nonché nell’ andamento dei fenomeni finanziari, appunto in collegamento con la serie dei numeri di Fibonacci.

A proposito di banche, che cosa si intende per banca ? La banca è una impresa privata, o ente privato a scopo di lucro che media tra chi offre danaro e chi domanda danaro e la cui principale entrata è rappresentata dallo spread sui tassi di interesse, derivanti dallo spread tra i tassi che le banche ricevono da coloro che domandano capitali per lo più imprese e i tassi pagati a coloro che offrono capitali, per lo più provenienti dalle famiglie. A questi si aggiungono le commissioni per i servizi resi alla clientela per la compravendita di strumenti finanziari. Esse si pongono pertanto come intermediari o broker tra offerta e domanda di capitali, i primi provenienti per lo più dalle famiglie, i secondi domandati soprattutto dalle imprese e ricevono in cambio lo spread tra i tassi attivi ed i tassi passivi oltre alle commissioni per i servizi resi. Quindi se la Borsa rappresenta il sistema attraverso il quale si incontra chi offre denaro e chi lo domanda, la banca è l’ intermediario tra chi offre denaro e chi domanda danaro.

 Furono le città italiane a fondare le prime banche in Europa e furono anche le prime ad introdurre mercati pubblici (come il Mercato nuovo di Firenze ed il Mercato Rialto di Venezia). I mercanti italiani introdussero questa consuetudine anche in altre grandi città estere come Londra, Bruges e Anversa. Abbiamo visto prima come già i romani fossero così evoluti nello scambio di strumenti finanziari con il Foro delle Corporazioni di Ostia, ma la storia fa risalire la prima vera e propria compravendita di titoli negli anni intorno al 1500, nella città fiamminga di Bruges. A Bruges, considerata la Venezia del nord, questa sorta di mercato organizzato, oltre che lungo i canali, avveniva principalmente in una piazza, davanti ad un palazzo sulla cui facciata erano scolpite tre borse che costituivano lo stemma di famiglia dei Van De Bourse, una famiglia di banchieri di origine veneziana, i Della Borsa, da cui si fa derivare, appunto,  il nome attuale di "borsa". A Bruges si scambiava il danaro contro la lettera, tutt’ ora in voga: chi comprava offriva danaro e chi vendeva offriva la lettera che era il documento con il quale l’ altra parte si impegnava a consegnare una certa quantità di merce ad una certa data ed ad un certo prezzo. Oltre a questa sorta di futures si scambiavano titoli del debito pubblico, operazioni di prestito a  favore di monarchi e municipalità. Dopo Bruges, fu Anversa la prima vera BORSA organizzata all’ interno di un edificio. Con l’ avvento delle Compagnie Coloniali, fu invece Amsterdam  a costituire nel 1609 il più grande centro di affari e la prima borsa moderna d'Europa. Con Amsterdam, anche a Londra ed a Parigi si cominciò ad investire sulle grandi Compagnie delle Indie, vere e proprie società per azioni. Il diffondersi, intanto, dei grandi centri mercantili di operazioni di prestito a favore di monarchi e municipalità (già avviate sin dal sec. XIV nelle città italiane) aveva creato una base di titoli di debito pubblico negoziabili, che erano entrati a far parte degli affari di borsa. Nelle borse si iniziò anche a contrattare quote di comproprietà di quelle imprese che erano sorte stabilmente in forma di società per azioni per per il commercio dalle colonie, le compagnie coloniali, nate tra la fine del secolo XVI e l'inizio del XVII in Olanda e Inghilterra. Nel periodo successivo le città le cui borse funzionavano a pieno ritmo, sia per quanto riguardava le azioni sia per quanto riguardava le obbligazioni di stato, erano Londra, Amsterdam e Parigi. 

Ed è proprio grazie al forte sviluppo del commercio delle Compagnie delle Indie, che si ebbe una grande crescita dell’ importanza delle Borse nelle quali fu evidente la distinzione tra chi aveva la disponibilità del risparmio da investire in attività redditizie, come nel commercio dalle colonie  e chi aveva necessità di danaro per lo sviluppo dei propri commerci, le Compagnie delle Indie (1600-1800).

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LE COMPAGNIE delle INDIE   o   COMPAGNIE COLONIALI

Le compagnie delle Indie erano società di capitali. Le maggiori erano di nazionalità inglese e olandese, si componevano di circa 100-200 soci con a capo un governatore e avevano ricevuto dai rispettivi governi nazionali tra il 1600 ed il 1800, la concessione del monopolio per il commercio dalle colonie che andavano dalla Turchia alle Molucche a oriente e dalle coste dell’ america settentrionale alle coste dell’ america centro meridionale a occidente e dalle quali commerciavano spezie e prodotti locali.

Esse vennero fondate all'inizio del Seicento per contrastare il monopolio dei traffici con l'oriente detenuto dai portoghesi in seguito all'apertura della rotta del Capo di Buona speranza (1498) con cui essi avevano aperto una via marittima diretta tra l'Europa e l'Asia. La prima fu la britannica East India Company, fondata nel 1600, seguita, nel 1602, dalla Compagnia olandese delle Indie orientali. Ad esse si affiancarono la compagnia fondata in Francia (1664) e altre minori, tra cui la compagnia danese, quella svedese e quella prussiana. Ruolo del tutto marginale ebbero le compagnie di Anversa, di Trieste e guarda il caso di Livorno.

 

 

L’ importanza di queste compagnie fu tale che all’ inizio del 1800 la compagnia Inglese superò per volume di affari il prodotto interno lordo di tutta l’ Inghilterra. Mai accaduto un tale fenomeno nella storia dell’ economica. Sulla nuova rotta commerciale venivano importate soprattutto spezie come il pepe, i chiodi di garofano, la noce moscata e la cannella. Queste spezie in Europa avevano un valore commerciale immenso, poiché non servivano solo per insaporire le pietanze, ma erano addirittura indispensabili come conservante o per la produzione di farmaci. Altre merci importanti trasportate erano mirra, incenso e oppio acquistato in India e ceduto ai contrabbandieri britannici per la Cina; porcellane, seta e cotone. Nel 1500 le merci esportate dall'Asia verso l'Europa furono in prevalenza di lusso (spezie, gioielli, pietre preziose, seterie); in seguito ci si orientò verso merci di maggior consumo, in prevalenza tessili.  Con il grande sviluppo di questo commercio crebbe anche l’ importanza della funzione e del ruolo delle varie Borse, intese come luogo di incontro tra chi deteneva il risparmio e chi invece ne aveva bisogno per finanziare il proprio commercio, le Compagnie delle Indie appunto, tramite la vendita di azioni proprie in quanto società per azioni. La Borsa era quindi il canale attraverso il quale si faceva confluire il risparmio per finanziare queste Compagnie sempre più ricche, ed era anche il luogo dove si scambiavano il denaro con la lettera per la compravendita di merci che non erano disponibili sul posto, ma che venivano da lontano. Tra queste merci un ruolo di particolare importanza ricoprirono i tulipani che furono importati dalla Turchia alla fine del 1500. Questi fiori furono talmente apprezzati in Olanda ed in Inghilterra che per ben 2 secoli furono considerati uno status simbol per chi riusciva a comprarli tali erano i prezzi. Nella prima metà del 1600 si generò sui tulipani, forse la più grande BOLLA SPECULATIVA di tutti i tempi e che poco più avanti vi andrò a raccontare. Le grandi compagnie delle Indie furono le protagoniste indiscusse di due secoli ed ebbero vita fino alla metà del secolo 1800, periodo in cui esse si sciolsero per vari motivi, tra i quali le ribellioni delle popolazioni locali assoggettate, la pirateria sempre in agguato e la poco felice amministrazione degli ultimi tempi.

Fu in questa epoca e più precisamente nella seconda metà del 1700 che fu fatta una grande e significativa scoperta nell’ ambito della analisi e della rappresentazione grafica dei mercati. Si deve infatti ad un giovane giapponese di quel tempo Muneisha Homma 1724-1803, la scoperta o l’ invenzione delle efficacissime ed attualissime Japanese Candles o Candele Giapponesi con le quali si suole rappresentare l’ andamento di un certo fenomeno in un dato arco temporale, prendendo in considerazione il dato di apertura, chiusura, minimo e massimo. Le candele giapponesi, in tutta probabilità, costituiscono il primo vero strumento nella storia dell’ analisi tecnica e risulta ancora oggi più che mai importante ed efficace e significativo per lo studio dell’ andamento grafico di un fenomeno e per la conseguente tempestiva individuazione della sua inversione di tendenza tanto “cara” agli investitori. Possiamo pertanto individuare nel giovane Homma il primo analista tecnico di Borsa che ad oggi la storia conosca, non senza importanti risultati.

. Munehisa Homma, SZ-Grafik

 Si racconta infatti che il giovane Homma, giovane rampollo di una ricca famiglia avesse inventato le candele per dare una rappresentazione grafica al commercio del riso molto fiorente a quel tempo in Giappone. Con questi suoi strumenti, già a metà del 1700 sbancava il mercato di Sakata e poi quello di Osaka, nel quale già a quel tempo si superavano le mille operazioni al giorno. In particolare egli si serviva di combinazioni di 1-2-3 candele, attraverso le quali riusciva tempestivamente ad individuare l’ inversione di tendenza di un dato fenomeno finanziario.

Erano circa 30 le combinazioni vincenti e significative ed avevano ed hanno tutt’ oggi nomi bizzarri come: la donna incinta, l’ inghiottitoio, il martello, l’ impiccato, il cielo nuvoloso, la stella della sera, la stella del mattino, la penetrazione, i tre soldati bianchi, il panino, il bimbo abbandonato,  la pietra tombale, la libellula, ecc…

Le candele giapponesi sono ancora oggi e più che mai alla base di qualsiasi analisi tecnica, come studio dell’ andamento dei mercati finanziari. Le combinazioni di candele sono configurazioni o pattern che segnalano inversione di tendenza. Si distinguono in combinazioni o pattern di inversione da rialzo a ribasso o bearish (orso) e da combinazioni o pattern da ribasso al rialzo cioè bullish o (toro).          In termini borsistici si parla di orso quando il mercato cambia tendenza da rialzista a ribassista in quanto la zampata dell’ orso va dall’ alto verso il basso, mentre si parla di toro quando il mercato cambia tendenza da ribasso al rialzo in quanto l’ incornata del toro va dal basso verso l’ alto. E adesso andiamo a conoscere  queste straordinarie e preziose candele chiamate con i nomi più bizzarri e che illuminano il cammino degli analisti sulle tortuose e difficili strade dei mercati finanziari

 

 

 

In termini finanziari,  per CANDELA si intende una figura simile ad una candela, appunto, che esprime il valore minimo, il valore massimo, apertura e chiusura di un fenomeno in un determinato lasso di tempo che si vuole prendere in considerazione. La pancia della candela, la parte cioè tra la quota di apertura e la quota di chiusura si chiama corpo, mentre le parti sottili si chiamano ombre. ESEMPIO:

 

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COMBINAZIONI di PIU’ CANDELE 

che possono segnalare una inversione di tendenza :

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Bullish Candlestick Patterns

 

 

 

 

Bearish Candlestick Patterns

 

 

 

   A proposito di inversione tempestivamente segnalata da un pattern di candele è proprio di questi giorni il pattern BEARISH ENGULFING che si è formato sull’ indice IBEX della borsa spagnola, dove ha anticipato e segnalato la susseguente forte correzione. Così come su quasi tutti gli altri indici europei era stata la combinazione del CIELO NUVOLOSO a segnalare la susseguente negatività. Dopo il cielo nuvoloso c’è la pioggia, o meglio il temporale e così è stato.

 

                               

 

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Siamo così giunti a circa metà del cammino della storia della Borsa e della finanza e così ho voluto rappresentare sul grafico sottostante i vari periodi che ho ritenuto protagonisti in positivo od in negativo per la nostra storia, ma pur sempre protagonisti ed importanti per capirne l’ evoluzione e li ho distinti con coloriture e sfumature più o meno cupe e più o meno luminose. In corrispondenza a ciascun periodo ho poi disegnato un segmento al rialzo se il periodo era stato positivo e quindi luminoso ed ho disegnato un segmento al ribasso se il periodo era stato negativo e quindi oscuro. Ne è venuto fuori un ciclo straordinariamente interessante per capire dove siamo adesso rispetto al passato e per capire che cosa potrebbe accadere in futuro in base alla teoria delle onde di ELLIOT, la teoria di uno dei massimi studiosi di Borsa, studioso che incontreremo più avanti, ed in base alla quale sembra che il futuro che abbiamo davanti non sia dei più rosei !! Riprenderemo il commento di questo grafico poco più avanti, ma già da qui possiamo vedere cosa ci aspetta !

 

 

Concluso il lungo, avvincente e florido periodo delle compagnie delle indie durato oltre 2 secoli, subito dopo,     nella seconda metà del 1800, inizia uno dei più interessanti periodi che l’ uomo possa ricordare :

 

LA BELLE EPOQUE

 

                      

 

La BELLE EPOQUE, come la chiamavano i francesi è l’ epoca delle grandi innovazioni e delle grandi invenzioni: l’ invenzione del telegrafo, delle ferrovie, dell’ automobile, del volo, del cinema, della radio, della corrente elettrica, del telefono. Intorno al 1870 ha inizio un epoca di particolare benessere, un periodo di spensieratezza, in cui si pensa che non ci debbano essere più guerre o lotte fratricide. La gente esce di casa la sera e si incontra nei caffè, nei teatri, nei cabaret. Le vie e le strade cittadine sono asfaltate e piene di colori: manifesti pubblicitari, vetrine con merci di ogni tipo, eleganti magazzini . Tante malattie in questo periodo erano state debellate. La vita si era allungata e si pensava che le guerre fossero solo un ricordo. Fu veramente "un’epoca bella" per l'eccezionalità dello sviluppo civile, economico e culturale.  Un periodo di sviluppo, spensieratezza, con fede nel progresso.  Dalla fine dell'Ottocento in poi le invenzioni ed i progressi della tecnica furono all'ordine del giorno. I benefici che queste scoperte avevano portato nella vita delle persone erano diventati sempre più visibili: l'energia elettrica, i servizi igienici, la minore paura di affrontare le malattie e l'ignoto. Per le classi agiate erano gli anni dei caffé concerto e del Can Can, un periodo di divertimenti di feste e di ricevimenti lussuosi. Tutto questo aveva determinato un profondo ottimismo sulle possibilità dell'uomo, a cui niente sembrava precluso. In questo periodo si registra anche un’ eccezionale crescita demografica, passando da 290 a 435 milioni. Parigi, più di altre, fu la città-vetrina di quel nuovo mondo, divenendo la capitale europea del turismo e dei consumi, degli spettacoli e dell'arte, della cultura e della scienza, dello sport e della moda. Per questo fu anche la capitale della Belle Epoque, con tutta la variegata gamma delle sue espressioni, dai fenomeni di costume sociale (i caffè concerto, le gare sportive, le corse automobilistiche, i voli in aeroplano, i grandi magazzini) a quelli dell'espressione artistica (il teatro, l'opera, il cinema dei fratelli Lumière, la pittura degli impressionisti). Nel 1889 viene ultimata in soli due anni la Tour Eiffel 324 mt di altezza e per 40 anni la costruzione più alta nel mondo.  Nacquero il cabaret, il cancan, nuove invenzioni resero la vita più facile a tutti i ceti e livelli sociali, la scena culturale prosperava, e l' arte prendeva nuove forme con l' impressionismo e l' art nouveau.  Quando poi iniziò il nuovo secolo, Parigi volle celebrarlo con un'incredibile mostra nella quale venivano esposte tutte le innovazioni più recenti: l'esposizione universale (o "Exsposition Universelle)".
Per assistere a questa gigantesca fiera, nel 1900 persone da tutto il mondo sbarcavano in Francia per prendervi parte. La gente ne visitava ogni parte e ne ammirava tutti gli aspetti: scale mobili dette "Tapis roulant", tram elettrici. Si assaggiavano le cento varietà di tè importato dall'India.
L'Europa era in pace da trent'anni (1870 'ca. Nessuno pensava più che la guerra potesse devastare ancora il mondo; perciò nel 1896 ebbero luogo le prime Olimpiadi, che da allora si svolsero ogni 4 anni.

E’ questa l’ epoca delle tante invenzioni ed innovazioni e tra queste una tra tutte risultò di grande importanza per la Borsa o meglio per l’ informativa e la comunicazione delle notizie e delle quotazioni in tempo reale: il TELEGRAFO. Dapprima il telegrafo a cavo e poi il telegrafo senza cavo, via radio. Con l’ invenzione del telegrafo datata intorno al 1840/1850 e perfezionata nei 50 anni successivi, per la prima volta si poteva comunicare in tempo reale sulle lunghe distanze, anche di centinaia di chilometri ed addirittura oltre oceano, tra l’ Europa e l’ America. Per riuscire in questo si dovette collegare i due continenti con un cavo da posare sul fondo dell’ oceano. Più volte il cavo si spezzava e più volte si dovette così ricominciare da capo fino a quando finalmente si riuscì a stendere il cavo transoceanico con due navi, una con partenza dalle coste americane e l’ altra dalle coste europee. L’ invenzione del telegrafo fu di grande importanza per la storia della Borsa, in quanto si riuscì così a trasmettere le quotazioni in tempo reale da una parte all’ altra del mondo, attraverso la telescrivente. È proprio in questo periodo che sono nati e cresciuti i più grandi studiosi ed analisti della Borsa e dei mercati finanziari. Con il telegrafo, essi infatti poterono venire in possesso della serie storica dei dati delle quotazioni dei vari titoli. Poterono così costruire gli indici azionari che ancora oggi sono in essere sui mercati finanziari, il primo ed ancor oggi il più importante dei quali fu l’ indice industriale americano che si basava  inizialmente sui 12 più importanti titoli: il Dow Jones. Il Dow Jones primordiale si fa risalire al 1884. Esso fu in seguito portato a 20 titoli nel 1916 ed a 30 nel 1928, come è ancora tutt’ oggi, sebbene i titoli di appartenenza siano man mano stati sostituiti nel tempo. Dei primi 12 titoli l’unico titolo ancora in essere è la General Elettric. Con le quotazioni in tempo reale si cominciò a rappresentare sugli assi cartesiani l’ andamento grafico delle serie storiche dei dati degli indici di borsa e dei vari titoli azionari. Per grafico si intende la rappresentazione della serie storica dei dati di un fenomeno sugli assi cartesiani. Nasce così l’ ANALISI TECNICA una delle tre principali analisi per investire con successo in Borsa…… Analisi tecnica, intesa come studio del grafico e degli strumenti da esso derivati. Analisi tecnica intesa come studio dell’ andamento di un fenomeno finanziario attraverso la rappresentazione grafica delle serie storiche dei dati di quel fenomeno sugli assi cartesiani al fine di fare una previsione e meglio al fine di individuare nel modo più tempestivo possibile una inversione di tendenza del fenomeno stesso. Il grafico di un titolo o di un indice è come il curriculum di una persona che cerca lavoro ed attraverso il quale l’ imprenditore può capirne la idoneità e le capacità future. E così, attraverso il grafico, l’ analista può leggere l’ andamento passato del titolo e capire, con una giusta e competente interpretazione, l’ andamento futuro di quel titolo o di quell’ indice. Il grafico dell’ indice americano DOW JONES è a noi noto dal 1895 circa ed è il grafico di un indice di più lungo periodo che abbiamo. Nascono e si formano in questo periodo, i padri dell’ analisi tecnica per lo studio della Borsa.

 

                                                                                          

   Charles Dow 1851-1902           R.N. Elliott 1871-1948            W.D. Gann 1878-1955                      

Charles Dow 1851-1902, fondò nel 1896 il Wall Street Journal e costruì, insieme a Edward Jones, l’ indice più rappresentativo in America, il Dow Jones, a quel tempo costituito da 12 titoli, quasi tutti industriali del settore ferroviario, dei quali solo General Elettric risulta ancora in essere. Dow Jones deriva infatti dai cognomi dei due studiosi : DOW e JONES

Le teorie e gli studi di Charles DOW considerato il padre per eccellenza dell’ analisi tecnica, si basavano su principi ancor oggi validi ed attuali. I principi più importanti della teoria di Charles Dow sono i seguenti: 1) Il prezzo di Borsa rappresenta la sintesi, il risultato delle interpretazioni che gli investitori danno alle notizie che arrivano sul mercato e pertanto il grafico che rappresenta l’ andamento delle varie quotazioni sugli assi cartesiani, sconta tutte le possibili notizie. 2) Un trend resta in essere fino quando non interviene un fattore esterno a farne invertire la rotta. In analisi tecnica l’ andamento del mercato segue un trend rialzista fino a che non viene rotta al ribasso la trend line che congiunge due minimi consecutivi ascendenti, mentre  un trend ribassista resta in essere fino a che non viene rotta al rialzo la trend-line discendente che congiunge due massimi consecutivi discendenti. Per TREND si intende l’ andamento nel tempo di un certo fenomeno in una direzione, solitamente con fluttuazioni più o meno marcate all’ interno di un canale che può essere ascendente, discendente o laterale. 3) Il trend si divide in trend primario, pari al ciclo economico, circa 1-2 anni, il trend secondario 2 mesi 1 anno, trend minore o terziario 1 settimana-2 mesi.

Ralf Nelson ELLIOT 1873-1948 fu lo studioso delle onde. Egli estrapolò dai grafici la teoria delle onde di Elliot, per la quale l’ andamento di qualsiasi fenomeno in evoluzione è costituito da 8 onde di cui 5 in tendenza rialzista(1.2.3.4.5) e 3 in correzione A.B.C.

Vedremo in seguito come questa teoria ci aiuterà a capire l’ andamento futuro dei mercati finanziari sul lungo termine.

  

Nel grafico sottostante possono essere racchiusi i principali aspetti oggetto di studio dell’ analisi tecnica di Borsa: vediamo infatti come il fenomeno si muova secondo la teoria delle onde di Elliot. Come le fluttuazioni principali avvengano all’ interno di un canale che rappresenta un trend rialzista. Come da un fallimento di onda 5 possa causare debolezza e rottura del canale ascendente. Come ci possa essere un tentativo di ritorno, senza successo, all’ interno del canale precedente rotto. Come le principali figure di inversione siano rappresentate da testa e spalle rovesciate e da doppio massimo ecc …..

 

         William Delbert GANN 1878-1955 è considerato invece il più grande trader di tutti i tempi. Gann metteva alla base dei suoi successi l’ insegnamento della Bibbia “ Niente di nuovo sotto il sole, ciò che è stato sarà … “. Per dire che gli errori umani si ripetono nel tempo e si concretizzano in onde e configurazioni ricorrenti da sfruttare in analisi tecnica al fine di individuare tempestivamente l’ inversione di tendenza di un fenomeno. Durante la grande depressione del 1929 e negli anni a seguire, quando tutti o quasi lamentavano enormi perdite, GANN riuscì ad arricchirsi come nessuno, sfruttando i suoi metodi vincenti. Dopo la sua morte tutti i più accaniti studiosi hanno cercato di capirne i segreti, ma forse GANN se ne portò una buona parte nella tomba. Ai posteri è così rimasta solo una opera incompleta che ancora oggi risulta essere oggetto di studio !

Le ventiquattro regole infallibili di W.D. Gann


Diceva Gann:
"Per operare con successo nel mercato azionario, il trader deve adottare regole precise, e seguirle fedelmente. Le regole esposte qui sotto sono basate sulla mia personale esperienza, e chi le seguirà difficilmente non avrà successo."

Leggiamole, dal libro di W. D. Gann, "45 anni a Wall Street", pubblicato nel 1949. Per operare con successo nel mercato azionario, il trader deve adottare regole precise, e seguirle fedelmente. Le regole esposte qui sotto sono basate sulla mia personale esperienza, e chi le seguirà difficilmente non avrà successo.
1. Quanto capitale usi: dividi il tuo capitale in 10 parti uguali e non rischiare mai più di un decimo del tuo capitale in una singola movimentazione;
2. usa gli ordini “stop loss”. Proteggi sempre ogni tua operazione con un ordine stop loss 3 o 5 punti sotto;
3. non fare troppe operazioni: questo potrebbe essere in conflitto con la regola sull’uso del capitale;
4. non permettere che un profitto si trasformi in una perdita. Dopo aver conseguito un profitto superiore al 3% alza il tuo ordine stop loss in modo da proteggere il tuo capitale investito;
5. non andare contro il trend. Non comprare o vendere se non hai verificato il trend con i tuoi grafici;
6. quando sei in dubbio esci dal mercato, e allo stesso modo non entrarci;
7. opera solo su azioni con una buona dinamica di prezzo. Stai lontano da quelle che si muovono lentamente;
8. distribuisci il tuo rischio. Opera se possibile su 4 o 5 azioni. Evita di mettere tutto il tuo capitale sulla stessa azione;
9. non dare mai ordini limitati: opera al prezzo di mercato;
10. non chiudere le tue posizioni senza una buona ragione, ma metti sempre gli stop loss per proteggere i profitti;
11. accumula un surplus. Dopo una serie di operazioni chiuse in utile, metti un po’ di denaro in un conto riservato ai tuoi profitti di Borsa, da usare solo nei casi di emergenza o nei momenti di panico;
12. non comprare mai solo per incassare il dividendo;
13. non fare mai media al ribasso. Questo è uno dei peggiori sbagli che un trader possa fare;
14. non uscire dal mercato solo perché non hai più pazienza, e allo stesso modo non entrare solo perché non sei più capace di aspettare;
15. evita di prendere piccoli profitti e grandi perdite;
16. non cancellare mai un ordine stop loss dopo averlo dato quando hai fatto l’operazione;
17. evita di entrare e uscire dal mercato troppo spesso;
18. cerca di essere capace di andare corto tanto quanto sei capace di andare lungo. Segui il trend e fai i soldi;
19. non comprare mai solo perché il prezzo di una azione è basso, e allo stesso modo non andare corto solo perché il prezzo è alto;
20. stai attendo a non “piramidare” (reinvestire guadagni conseguiti nell'acquisto di titoli al rialzo per acquisire altri titoli) al momento sbagliato. Aspetta finché l’azione ha rotto i livelli di resistenza prima di comprare ancora, e aspetta fino a che ha violato i livelli di distribuzione prima di vendere ancora;
21. scegli le azioni con scarso flottante per “piramidare” comprando, e le azioni con largo flottante per “piramidare” vendendo allo scoperto;
22. non fare mai “hedging” delle tue posizioni. Se sei lungo di un’azione e questa comincia a scendere, non venderne un’altra allo scoperto per coprirti. Esci dal mercato; prenditi la perdita e aspetta un’altra opportunità;
23. non cambiare la tua posizione sul mercato senza un buon motivo. Quando fai un’operazione, mantienila in base a una motivazione fondata o secondo un tuo precedente piano; e in seguito non chiuderla senza una indicazione precisa del fatto che il trend è cambiato;
24. evita di aumentare il numero delle tue operazioni dopo un lungo periodo di successi o un periodo di operazioni chiuse con profitto.
In questo periodo l'andamento della borsa divenne un termometro essenzia­le della salute delle varie economie.

E proprio durante gli anni della BELLE EPOQUE che i tre padri dell’ analisi tecnica vissero la loro giovinezza. L'eccezionalità dello sviluppo civile, economico e culturale di questo periodo vissuto così intensamente, era però destinato a finire precipitosamente. Il lungo periodo di pace e prosperità era destinato a concludersi.

Già un segno premonitore della fine di questo agiato periodo si era avuto nel 1912 quando una mattina la gente si svegliò con la brutta notizia che il Titanic, simbolo di questa agiatezza, era colato a picco. Erano morte più di 1000 persone e sebbene non a causa di una guerra,  l’ episodio destò non poco sconcerto, quasi un segno premonitore che qualcosa di peggio potesse accadere e che parte del benessere e della spensieratezza che in quel tempo galleggiava nel mondo, potesse colare definitivamente a picco come il Titanic. Il sogno più bello di questa epoca era stato infranto. Va ricordato che in quella sciagura le persone meno agiate e meno importanti che erano su quella nave furono rinchiuse nelle stive affinchè non fossero da intralcio alla salvezza delle persone più abbienti.

Fu quello un segno premonitore in quanto ciò che poi accadde solo due anni più tardi con lo scoppio della prima grande guerra cancellò tutte le speranze e le illusioni della BELLE EPOQUE. L’Europa, in piena euforia da progresso precipitò, così, inaspettatamente, nel terribile baratro della prima guerra mondiale. Il 1914 segna la fine di un’epoca, la belle epoque e con essa la fine di un sistema di vita, di un modo di vivere, di un mondo. Il primo conflitto mondiale ha rappresentato il grande spartiacque della storia moderna. Sistemi politici e sociali, in piedi da secoli,  si sgretolarono. Altri furono radicalmente trasformati. Andarono perdute secolari certezze. La seconda guerra mondiale in seguito continuò, ampliò e confermò questo cambiamento. 

    Nel 1968 Charles de Gaulle, in un suo discorso affermò: “È trascorso mezzo secolo, ma la tragica cicatrice lasciata dalla Grande Guerra sul corpo e sull’anima delle nazioni non è scomparsa. Quel disastro ebbe dimensioni fisiche e morali tali che nulla di ciò che sopravvisse rimase come prima. La società nel suo insieme — sistemi di governo, confini nazionali, leggi, forze armate, rapporti fra stati, ma anche ideologie, vita domestica, ricchezze, patrimoni, rapporti personali — cambiò radicalmente.  Infine l’umanità perse l’equilibrio, e non lo ha più riacquistato e ritrovato”.
    Il “New York Times”, del 23 novembre 1980 riportava le parole dell’ ex primo ministro inglese Harold MacMillan che, a proposito della relativamente pacifica e prospera età vittoriana in Gran Bretagna, disse: “Tutto andava di bene in meglio. Questo era il mondo in cui nacqui. All’improvviso, una mattina del 1914 ogni cosa giunse inaspettatamente alla fine”. Macmillan rammentò che la prima guerra mondiale segnò “la fine di un’era” e l’inizio di quel periodo di confusione che è tuttora in corso”. 

    Dopo la guerra, sia i politici che altri cercarono di rallentare o fermare questa involuzione e riportare le cose alla ‘normalità’, ripristinando il mondo che c’era prima del 1914, il mondo armonioso della BELLE EPOQUE. Ma fu impossibile. Il terremoto era stato così violento e così prolungato che il vecchio mondo ne era stato lacerato dalle fondamenta. Nessuno poteva rimetterlo in piedi, né restaurarlo secondo il modello di un tempo, con i suoi sistemi sociali, la sua mentalità e i suoi principi morali. Di importanza primaria fu anche il cambiamento di valori che aveva avuto luogo e che aveva determinato in moltissimi campi una scala di valori completamente nuova. La guerra, unica nel suo genere fino a quel momento, aveva infranto non solo illusioni e valori, ma anche molte tradizionali norme di vita e di comportamento sociale. C’era ora un mutamento completo di valori. Tutto sembrava andare alla deriva, come se nulla avesse più radici: dal sistema economico alla moralità sessuale, dai princìpi politici ai criteri artistici.  …….. valori,  ideali eccc  (…. )

Si preannunciavano i segni e la crisi dei valori a cui siamo oggi oramai quotidianamente abituati. 

E così della Belle Epoque solo un vago ricordo.

 

In termini proporzionali possiamo considerare la Belle Epoque al pari del  grande impero romano e le due guerre che ne seguirono al pari delle invasioni barbariche e potremmo considerare il nostro attuale periodo come il grigio, se non buio medioevo. Sicuramente una crisi in termini di vuoto culturale e dei valori. E’ ferma comunque la mia convinzione che le principali cause delle crisi  economiche e finanziarie risiedono proprio in quel vuoto culturale che appunto solitamente anticipa le crisi economiche. Possiamo pertanto affermare che ogni crisi  economica-finanziaria è solitamente causata ed anticipata da crisi e vuoti culturali. Resta il fatto però che le crisi economiche e finanziarie si sentono più delle crisi culturali perché toccano i portafogli , mentre delle crisi culturali ci accorgiamo sempre a posteriori.

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LE DUE GRANDI GUERRE  e la CRISI del 1929

 

E dopo le distruzioni della prima grande guerra seguirono 10 anni di euforia in borsa con le quotazioni che, a New York, passarono da 70 punti del 1920 ai 380 punti del 1929. Come quasi sempre accade dopo una guerra, sembra che dalle macerie tutto debba riprendere forma e ripartire , ma fu così solo in parte e con la crisi economica finanziaria del 1929 si passò da un boom virtuale ad un crollo verticale delle quotazioni non rispondenti alla realtà economica di quel periodo, gonfiate da troppo liquidità e da speculazione. Gli effetti negativi della crisi finanziaria si ripercossero rapidamente su una economia già debole causando una profonda depressione: la depressione degli anni 30 che sfociò poi nella seconda grande guerra.

Dalla prima grande guerra tutti i paesi europei, sia i vinti e sia i vincitori, ne uscirono con le ossa rotte e molto indeboliti a livello economico finanziario, anche perché questa guerra fu combattuta in Europa. Del tutto diversa era invece la condizione degli Stati Uniti. Con le sole eccezioni del 1924 e del 1927, gli USA registrarono infatti un boom ininterrotto fino all’ottobre 1929. A stimolare l’economia americana furono molti fattori:
- l'espansione dell’industria edilizia e delle industrie da questa indotte;
- una serie di innovazioni, basate sullo sfruttamento di nuovi prodotti,  l’automobile in primis anche grazie all’adozione di nuovi sistemi di produzione ed alla introduzione della catena di montaggio

- delle industrie collegate (petrolifere, della gomma, dell’acciaio, delle costruzioni stradali, dei trasporti stradali, ecc.);
- lo sviluppo dell'industria elettrica, la cui produzione raddoppiò tra il 1923 e il 1929;
- l’impulso notevole alla razionalizzazione dei processi produttivi, con l’adozione, nelle industrie dei prodotti di massa, di un’organizzazione scientifica del lavoro, o «taylorismo», mirante ad eliminare i tempi morti e a ridurre al minimo i movimenti inutili (un esempio per tutti fu l'adozione appunto della catena di montaggio da parte della Ford agli inizi del secolo).

Il reddito nazionale aumentò, fra il 1923 e il 1929, del 23% laddove la popolazione, in seguito alle leggi restrittive dell'immigrazione del 1921, aumentò solo del 9% e la forza di lavoro solo dell'11%. Questa maggiore disponibilità di capitali fece degli Stati Uniti il paese più prospero del mondo. E furono proprio queste abbondanti disponibilità che consentirono agli USA di concedere cospicui prestiti non solo all’Europa ma anche all’America latina, al Canada e ad alcuni paesi asiatici (si parla in tutto di quasi 30 miliardi di dollari).

Dopo la Grande Guerra gli Stati Uniti, conobbero quindi un periodo di prosperità e progresso trainata soprattutto dal settore automobilistico (che a sua volta aveva trascinato con sé altri settori come quello metallurgico, gomma, settore petrolifero, trasporti ed edile). Sembrava essersi innescato un circolo virtuoso: l'alta produttività permetteva di mantenere inalterati i salari e i prezzi dei prodotti sul mercato. Dopo una generale sistemazione delle monete europee svoltasi tra il 1925 e il 1927, gli Stati Uniti intensificarono i loro prestiti ai vari Paesi europei. Nei soli anni 1925-1929, gli Stati Uniti prestarono ai paesi europei circa tre miliardi di dollari. E a poco a poco una gran parte dell’oro del mondo si andò a concentrare a Fort Knox (che nel 1929 ha già il 38% dell’oro del mondo). Fort Knox, ovvero il posto dove veniva e viene  tenuta tutt’oggi la riserva aurea degli Stati Uniti.

In Europa la Germania era stata il maggior beneficiario dei prestiti americani, e grazie a questi aveva potuto riprendersi rapidamente dal collasso del marco nel dopoguerra. Per fronteggiare le sue esigenze di sviluppo, la Germania aveva utilizzato molti dei prestiti americani a breve termine per investimenti a medio e a lungo termine, confidando che, dato il ritmo e l'intensità dello sviluppo dell'economia statunitense, questi prestiti non sarebbero stati rapidamente ritirati. E in quale migliore mercato investire se non proprio New York? Sempre più capitali a breve termine, l’hot money («moneta calda»), furono attratti pertanto dal boom della borsa di New York. Da una parte gli Stati Uniti davano in prestito danaro e dall’ altra ne ritornavano in parte sotto forma di investimenti azionari.

Negli anni ‘20, l’aumento delle quotazioni alla borsa di New York non era però collegato ad un proporzionale aumento dei dividendi dei titoli azionari e dei profitti delle corrispondenti società, bensì a un puro gioco di speculazioni.  Dal momento che i prezzi crescevano appariva vantaggioso comprare per rivendere, senza preoccuparsi della bontà dei titoli. Per il possesso di questi titoli l’investitore piccolo come quello grosso ricorreva alle banche per ottenere i finanziamenti necessari al completamento dell’operazione. Fu così che tra il 1925 e il 1929 il numero dei valori scambiati raddoppiò (incurante dell’aumento del tasso di sconto del governo statunitense del 1924).

Attenti agli eccessi che si stavano creando, ai primi scricchiolii della Borsa che si ebbero nell’ ottobre del 1929, quando in un solo mese essa perse il 43%, gli Stati Uniti, che tenevano in piedi e unito il sistema economico internazionale, cominciarono a richiamare drasticamente i capitali dall’ estero, sottraendoli, quindi, alle attività in cui erano investiti. Così quando la borsa americana subì il crollo del 29, i paesi debitori, non solo si trovarono a dover restituire i prestiti ricevuti, drasticamente richiamati dall' emittente, ma di una parte di questi subirono anche pesanti perdite in quanto incautamente investiti alla Borsa americana. La crisi si allargò a macchia d’olio e si propagò rapidamente a tutti i paesi che avevano stretti rapporti finanziari con gli Stati Uniti, a partire da quelli europee che avevano richiesto l'aiuto economico degli americani dopo la Prima Guerra mondiale, la Gran Bretagna, Austria, e Germania dove il ritiro dei prestiti americani fece saltare il complesso e delicato sistema delle riparazioni di guerra, trascinando nella crisi anche Francia e Italia. I paesi europei dovettero non solo restituire il danaro che avevano avuto in prestito, ma molto probabilmente dovettero subire il maggior danno della perdita di parte di esso nel grande crollo finanziario. In tutti questi paesi si assistette ad un drastico calo della produzione seguito da diminuzione dei prezzi, crolli in borsa, fallimenti e chiusura di industrie e banche, aumento di disoccupati (12 milioni negli USA, 6 in Germania, 3 in Gran Bretagna). Va notato che la crisi non colpì l'economia dell' URSS, la quale in quegli anni aveva inaugurato il suo primo Piano quinquennale con l'obiettivo di creare una base industriale moderna. Dal 1929 al 1932 la Borsa USA si provocò la più profonda ferita della sua storia e scese da 381 punti indice Dow Jones dell’ ottobre 1929 ai 42 punti della primavera del 1933 con una perdita di circa il 90%.

 

Il panico si diffuse dagli operatori di borsa ai semplici risparmiatori, i quali pur non possedendo azioni e titoli cercarono di mettere al riparo i propri risparmi prelevandoli in massa dai depositi bancari. La corsa agli sportelli causò la crisi della liquidità e il fallimento di molte banche e delle industrie in cui avevano investito. Dal 1929 al 1932 la produzione americana si dimezzò. Il taglio sulla domanda di lavoro gettò nello stato di povertà e di disoccupazione prolungata un'intera popolazione di lavoratori. Per la gravità delle sue conseguenze sulla società la crisi del 1929 è considerata il simbolo delle crisi finanziarie del Novecento. Ancora oggi è utilizzata come metro di confronto per valutare l'entità delle crisi economiche-finanziarie contemporanee. A seguito del grande crollo del 1929 la stampa scandalistica londinese raccontava scene che si sarebbero svolte nel centro di New York: " gli speculatori si gettavano in strada dalle finestre ed i passanti dovevano fare attenzione a dove mettevano i piedi per non pestare i cadaveri di finanzieri rovinati !! "  Il corrispondente americano dell' Economist protestò indignato contro quella descrizione da carneficina, ma effettivamente i suicidi aumentarono progressivamente fin quasi a raddoppiare dal 1926 al 1932, anno in cui raggiunsero il massimo numero. Erano 13,7 suicidi su 100.000 persone nel 1926 e furono 21,3 su 100.000 persone nel 1932. (Dati statistici riportati nel libro di John Kenneth Galbraith "Il Grande Crollo") 

L’ inizio del crollo delle quotazioni si verificò tra il 23 ed il 29 ottobre 1929 e fu l' inizio della catastrofe, ma i ribassi continuarono appunto fino al 1932, anno in cui si ebbe il maggior numero di suicidi, con le quotazioni di borsa che in meno di 3 anni erano scese del 90%. Da notare che i prezzi massimi del 1929 ante crollo, si rividero dopo 25 anni e cioè nel 1954 !!   Con l’ avvento del presidente ROOSVELT che portò una ventata di ottimismo con il suo New Deal (Nuovo Patto), nel 1933 le quotazioni di Borsa accennarono una consistente ripresa, ma l’ illusione durò solo qualche anno, in quanto già nel 1937 si ebbe una seconda profonda depressione. Il New Deal fu molto criticato per essere troppo interventista e corporativista.

 

Guardate lo straordinario ed imponente trend secolare rialzista del più rappresentativo indice americano: il DOW JONES. E' notevole la profonda ferita impressa sul grafico dalla crisi del 1929!

 

 

 

 

 

Altro fatto rilevante del 1933, soprattutto per le conseguenze che avrebbe prodotto in seguito, fu l'ascesa al potere di Hitler in Germania. La crisi economica gli era stata, decisamente favorevole. La sua azione volta alla ripresa economica fu caratterizzata dall’ aver favorito l’ industria del riarmo. La Germania non aveva mai digerito il verdetto negativo della prima guerra mondiale ed Hitler non nascose mai la sua ferma volontà di rivincita e quando decise nel 38 di invadere la Polonia per il solo interesse ad ampliare i propri confini, nessuno tentò di fermarlo, quasi a voler dire: vediamo se questo matto innesca una guerra tale che possa far ripartire l’ economia. Dal momento che qualsiasi altro tentativo di altra natura si era dimostrato inefficace, si testava appunto a tale scopo l’ industria del riarmo. E così fu, ma all’ inizio nessuno si rese conto delle nefaste conseguenze che questa guerra avrebbe causato: 40 milioni di morti con immani distruzioni! E pensare che questo succedeva ai tempi dei nostri padri, solo 65 anni fa !!

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PERIODO POST BELLICO e LE PREVISIONI FUTURE

Dopo la guerra e subito dopo la ricostruzione seguì in tutta Europa il grande boom degli anni 60. E’ qui ben evidente il ruolo segnaletico e previsionale della Borsa. Il boom economico dopo guerra è ben evidente sul grafico dell’ indice americano in quanto si vede come le quotazioni passino da circa 100 del 1942-43 quando si iniziava ad intravedere la fine del tunnel, fino a 200 nel 1945 alla fine della guerra e fino a 1000 negli anni 65-70 della crisi petrolifera La Borsa scommette sempre su ciò che sarà e non su ciò che avviene in quel momento. E’ straordinario il fatto che l’ indice americano avesse avuto un incremento del 100% in piena guerra, dal 42 al 45. Questo stava chiaramente ad indicare che la Borsa stava anticipando di almeno 2 anni la fine della guerra. Finita la guerra, la Borsa subì una correzione di circa il 30% dell’ incremento precedente. Povere mani deboli! Sull' indice americano seguì poi un periodo laterale di alti e bassi di almeno 15 anni, con resistenza tecnica e psicologica in area 1000. Si deve arrivare ai primi anni 80 per poter superare definitivamente area 1000 e da si innesca un grande trend rialzista che porta il Dow Jones a 10.000 e poi a 14.000 in soli 20 anni, fino ai giorni nostri tra gli alti e bassi che tutti conosciamo.

Tra torri gemelle e crisi immobiliari, l’ indice subisce in questi ultimi anni una correzione di circa il 50%, passando da 14.000 a 7.000,  per poi risalire ai 10/11.000 attuali. Da una analisi secolare attraverso la teoria delle onde di Elliot si evince che al momento potremmo aver terminato il superciclo secolare rialzista in cinque onde ed adesso ci aspetterebbe una lunga fase correttiva ABC che potrebbe riportare le quotazioni sulla parte bassa del canale intorno ai 3000-2000 punti con un perdita del 70-80% dalle attuali quotazioni. Alla stessa conclusione si giungerebbe analizzando il nostro indice Comit, sia analizzando il suo andamento grafico con la teoria delle onde e sia analizzando il canale ascendente di lungo. Vedi grafici sottostanti

 

 

Se l’ andamento grafico della borsa americana si conosce da più di cento anni, il grafico della borsa italiana rappresentato dall’ indice COMIT si conosce in modo più netto dal 1973, con partenza uguale a 100. Esistono altri indici di più lunga durata come l’ indice Mediobanca e l’ indice Il Sole 24 ore, ma sono presi meno in considerazione o comunque meno divulgati. Il grafico dell’ indice Comit  ci illustra l’ andamento della borsa italiana dal 1973 ed ogni suo movimento ci descrive in modo evidente che cosa è accaduto durante tutti questi anni. Il grafico risulta molto frastagliato e con movimenti di alti e bassi di grandi proporzioni, con massime escursioni percentuali  relative anche del 600%. Si parte appunto dagli anni 70 caratterizzati dalla crisi petrolifera internazionale e dalla strategia della tensione in Italia, che, insieme, portarono la borsa italiana a perdere il 66% passando da 147 di indice Comit del massimo del 1973 a 55 del dicembre del 1977, solo pochi mesi prima dell’ assassinio di Aldo Moro e della sua scorta, 28.03.1978. Da questo minimo parte un rialzo di grandi proporzioni che porta l’ indice Comit a 292 del 1981 con un rialzo di quasi il 600% in meno di 4 anni. Il caso Sindona, la P2 ed il crack del Banco Ambrosiano del 1981 fa crollare il sistema finanziario italiano e porta l’ indice a perdere il 50% da 292 del massimo 1981 a 147 minimo del 1982. Gli anni 80 furono caratterizzati dall’ avvento dei Fondi Comuni di investimento e dalle frequenti crisi politiche con crescita del debito pubblico, alti rendimenti dei BOT ed alto tasso inflazionistico +22% oltre che dalla caduta del muro di Berlino. L’ avvento dei fondi comuni portò grande liquidità in borsa che in 4 anni salì di un altro 600% passando da 147 del 1982 a 908 del 1986. L’alto tasso inflativo e la crescita del debito pubblico causato da una politica irresponsabile fece si che si iniziò a parlare insistentemente di tassazione degli utili finanziari così da convogliare il risparmio verso il finanziamento del debito pubblico attraverso Bot, Cct e Btp. E così fu. La borsa con un crollo iniziale del 9% nel maggio 1986 scese fino a toccare il minimo di 424 nel gennaio 1988 con una perdita di un altro 50% dal massimo di 908 del 1986. In questo frattempo eravamo passati anche attraverso il crollo di New York che in una sola serata di ottobre del 1987 aveva perso il 22%, la più ampia perdita giornaliera di tutti i tempi. Fin dai giorni che seguirono, la borsa di New York riprese a salire, come per dire che quella forte perdita fu solo estemporanea, quasi un incidente di percorso. Così fecero anche gli altri mercati azionari esteri, fatta eccezione per la sola Borsa italiana che continuò ad affondare per la politica instabile e per il debito pubblico crescente fino al minimo di 424.  Dal gennaio 1988 seguì poi fino al 1990 un trend rialzista che riportò l’ indice Comit intorno ai 750 punti nella speranza che la caduta del muro di Berlino portasse nuova linfa all’ economia europea con l’ apertura di nuovi mercati verso l’ Europa dell’ Est. Gli anni 90 furono caratterizzati dalla guerra del Golfo, dalla disgregazione dell’ URSS, dalla grande svalutazione della lira contro tutte le monete ed in particolare contro Marco e poi dall’ avvento della Lega Nord e di Berlusconi in politica, dalla crisi russa ed asiatica, dall’ avvento del mondo internet. Il 02 agosto 1990 ci svegliammo con l’ invasione del Kuwait da parte di Saddam Usseim. La borsa prese subito la via del ribasso e tra crisi politica russa, con cannonate sul parlamento e svalutazione della lira che il 13 settembre del 1992 passò da 750 a 1150 contro marco in un solo giorno, la borsa scese fino al minimo di 353 con una ulteriore perdita del 50% rispetto a soli 2 anni prima. L’ avvento di Berlusconi in politica riportò l’ indice intorno agli 800 punti, ma la malferma posizione politica della lega fece cadere il governo e per almeno 3 anni, fino al 1997 la borsa trascorse uno dei più incerti periodi della sua storia tra continui alti e bassi. Di seguito, l’ attesa per la moneta unica e l’ avvento di INTERNET fecero fare un considerevole balzo alla borsa italiana che in soli 3 anni si portò sui massimi assoluti di ogni tempo superando i 2200 punti di indice Comit con un rialzo del  400% dai 550 punti del 1996. L’ ascesa fu solo interrotta dalla grave crisi economica russa durante la quale il mercato azionario subì una veloce correzione ed una repentina  nuova partenza. Gli anni 2000 sono stati caratterizzati dal terrorismo musulmano e dal debito pubblico generalizzato, dal boom immobiliare gonfiato dai mutui e dalla susseguente crisi delle troppe e facili  concessioni di credito. Nel settembre 2001 l’ abbattimento delle Torri Gemelle da parte di due aerei dirottati da terroristi mussulmani, (così vorrebbero farci credere !?), portarono ad una profonda correzione le varie borse mondiali a quel momento già provate da precedenti  continui ribassi. Il boom immobiliare dei primi 5 anni, gonfiato da mutui aveva riportato i mercati azionari internazionali all’ attenzione degli investitori ed aveva riportato gli indici sui massimi assoluti precedenti, ma i problemi derivati da troppo ed eccessivo credito erano in agguato ed il rischio insolvenza banche e di tutto il sistema indotto aveva fatto si che in soli 2 anni, 2007-2009 la Borsa perdesse tutto quanto guadagnato in 4 anni precedenti con un maggiore affondo del 66% dai precedenti massimi. La susseguente reazione tecnica da immissione di liquidità stampata  non è riuscita a risollevare le sorti dei paesi più deboli nell’ ordine: Grecia, Portogallo, Spagna e poi Italia, causando così una delle più gravi crisi che si conoscano, forse più grave di quella del 1929, parola di Elliot !!

Le nefaste proiezioni per l’ andamento futuro dei mercati finanziari, in particolare dei paesi a maggior rischio debito, trovano conferma nella teoria delle onde di Elliott ed in particolare in una situazione di “failure” o fallimento, come si evidenzia sui grafici di cui a seguito:

 

 

 

 

 

 

 

Il più grande trader che si conosca nella storia della Borsa, H.D. GANN, basava il suo successo sugli insegnamenti della Bibbia, che a suo dire dovrebbe essere letta almeno 3 volte per essere compresa a pieno e con la frase “ niente di nuovo sotto il sole, quel che è stato sarà …”  Gann voleva fare intendere che gli errori umani si ripetono nel tempo così come di conseguenza si ripetono le varie onde sui mercati finanziari in base alle regole della teoria di Elliot  “.

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DUE GRANDI BOLLE SPECULATIVE  a CONFRONTO

 

Per far capire che cosa volesse far intendere più precisamente GANN, ho preso ad esempio due grandi bolle speculative nella storia della Borsa ad una distanza di circa 400 anni l’ una dall’ altra: la bolla dei Tulipani avvenuta nella prima metà del 1600 e la bolla Internet dei primi anni 2000. A distanza di 400 anni, da quando cioè la borsa muoveva i primi passi ad oggi con il sistema telematico, le analogie sono perfette e nulla è cambiato nella natura dell’ uomo, dove euforia ed avidità prendono comunque il sopravvento sulla razionalità.

Vediamo cosa è successo in queste due bolle.   Ma prima vediamo che cosa si intende per Bolla Speculativa

Si definisce bolla speculativa un eccesso di speculazione e di euforia, una particolare fase di un qualsiasi mercato caratterizzata da un eccesso di speculazione e di euforia con  considerevole ed ingiustificato aumento  dei prezzi, dovuto ad una crescita della domanda repentina e limitata nel tempo. Generalmente si parla di bolla speculativa con riferimento a mercati finanziaria nei quali vengono trattate azioni, obbligazioni e titoli derivati.

All’ inizio di ogni corso il professor Caparvi, docente di Tecnica Bancaria alla facolta di Economia e Commercio di Pisa ci diceva: “ le azioni sono come uccelli con le ali di cera e tanto più volano in alto tanto più si avvicinano al sole con il rischio di struggere e di cadere giù !

Come nasce una bolla

L'eccesso di domanda che spinge verso l'alto in poco tempo la quotazione di un bene, di un servizio, di una impresa o più semplicemente di un titolo che rappresenta un qualche diritto sugli stessi, si può ricondurre all' irrazionale euforia di soggetti economici convinti che una nuova industria, un nuovo prodotto, una nuova tecnologia potranno offrire cospicui guadagni e registrare una crescita senza precedenti, causando un eccesso tale per cui la quotazione di un bene o di un titolo si discosterà enormemente e senza motivo dal valore economico effettivo di quel bene o di quel titolo. Scatta, pertanto, la corsa all'acquisto del diritto, nella speranza di rivendere lo stesso ad un prezzo superiore. La corsa all'acquisto provoca un aumento del prezzo che conferma, agli occhi di molti, la bontà della precedente previsione di un futuro aumento del prezzo del diritto. Questo stimola ulteriormente gli acquisti e quindi fa aumentare ancora una volta il prezzo. La profezia  in altri termini si avvera, inducendo nuovi soggetti economici ad acquistare i medesimi titoli. Tra questi, man mano che i valori crescono, si annoverano sempre più soggetti solitamente restii ad acquistare strumenti finanziari dal rischio elevato.

Come scoppia una bolla

La bolla si forma nello stesso modo in cui si tira un elastico: più un elastico si tira e più è necessaria aumentare l’intensità dello sforzo per far si che l’ elastico si allunghi sempre di più. Al momento in cui questa forza non aumenta con la stessa precedente intensità, l’ elastico può tornare indietro anche con la stessa violenza con cui è stato tirato. Quando ci si rende conto che l’ incremento dei prezzi è talmente elevato e dovuto alla irrazionalità del momento, il valore dei titoli scende repentinamente e si assiste a un cambiamento radicale delle prospettive economiche retrostanti, si parla di scoppio della bolla speculativa, con i prezzi in caduta.

L'eccesso di acquisto di un diritto, infatti, ad un certo punto si arresta. Le cause possono essere almeno tre:

Alla fase di crescita dei valori segue dunque una fase opposta, durante la quale si assiste ad un calo considerevole delle quotazioni. Ad un eccesso di acquisti si contrappone un eccesso di vendite che contribuiscono alla consapevolezza che, di fronte a prospettive economiche meno ottimistiche, i valori dei titoli trattati sono destinati a calare e la volontà di molti possessori di titoli di cederli prima che si verifichino ulteriori diminuzioni del valore, così che si ha un eccesso inverso tale da fare scendere le quotazioni al di sotto del loro effettivo valore economico. (Differenza tra valore economico e valore di borsa).

 

 

Vediamo adesso di raccontare la STORIA di due grandi BOLLE SPECULATIVE a 400 anni l’ una dall’ altra:

 

la BOLLA dei Tulipani nel 1600 e la BOLLA Internet  nel 2000

 

La bolla dei tulipani

 

Semper Augustus

La Bolla dei tulipani è stata probabilmente la prima bolla speculativa documentata nella storia del capitalismo. Nella prima metà del 1600, nei Paesi Bassi la domanda di bulbi di tulipano raggiunse un picco così alto che ogni singolo bulbo di tulipano raggiunse prezzi enormi, elevatissimi.

I tulipani arrivarono in Olanda nel 1562, con un carico giunto da Costantinopoli. L’interesse per questo fiore dalle diverse colorazioni (ne esistono circa 160) divenne una vera e propria mania che negli anni si trasformò in una smodata e insensata ricerca degli esemplari più “ rari”. Maturò l’idea che tali fiori fossero pregiati, e qualcuno cominciò a suggerirne l’acquisto in un’ottica speculativa, considerato che il prezzo andava aumentando col tempo (un po’ come avviene per i metalli preziosi o gli oggetti d’arte).

Questo fiore divenne rapidamente una merce di lusso e uno status symbol. I prezzi arrivarono a livelli insostenibili.

Alle varietà di tulipano erano assegnati nomi esotici, a volte venivano chiamate con nomi di ammiragli olandesi: Vicerè, Augustus ecc … . Nel 1623, un singolo bulbo di un famosa razza di tulipano poteva costare anche un migliaio di fiorini olandesi (il reddito medio annuo dell'epoca era di 150 fiorini). I tulipani erano scambiati anche con terreni, animali vivi, e case. Presumibilmente, un buono speculatore poteva anche guadagnare seimila fiorini al giorno.

Nel 1635, fu registrata una vendita per 100.000 fiorini. Per comparazione, una tonnellata di burro costava circa 100 fiorini e "otto maiali grassi" costavano 240 fiorini. Un prezzo record fu pagato per  il bulbo più famoso, il Semper Augustus, venduto ad Haarlem per 6000 fiorini, 70.000 euro di oggi.

Chrispijn Munting, cronista di quel tempo della Gazzetta di Harlem ( Amsterdam), così raccontava un fatto al quale aveva assistito un giorno del 1635:

"Oggi un contadino ha acquistato un singolo bulbo del raro tulipano chiamato Vicerè, pagando per esso: otto maiali, quattro buoi, dodici pecore, due carichi di grano, quattro carichi di segale, due botti di vino, quattro barili di birra, due barilotti di burro, mille libbre di formaggio, un letto completo di accessori, un calice d'argento e un vestito, per un valore totale di 2.500 fiorini".

La somma che il contadino pagò per quel bulbo, al valore attuale, è di poco inferiore ai 30.000 euro.

Siamo nel 1635, all’apice di quel periodo che passò poi agli annali della storia con il nome di Tulipomania.

Nel 1636 il mercato dei tulipani, aveva aperto empori anche nelle Borse di diverse città e l’entusiasmo era quello che di solito caratterizza i giochi d’azzardo, con moltissime persone che effettuavano scommesse sull’aumento o la diminuzione delle scorte di bulbi, un po’ come avviene per i contratti futures oggi. La gente era convinta che quella passione generale per i tulipani sarebbe durata in eterno e che da tutto il mondo sarebbero fioccati ordini di persone abbienti per le quali nessun prezzo sarebbe stato troppo alto.

E fu così: il denaro arrivava da tutti i paesi. Intere proprietà venivano liquidate per comprare bulbi e, di fatto, questo costituì la leva finanziaria per contrarre sostanziosi mutui. Anche nelle città più piccole, in cui non era presente una Borsa, venivano allestiti empori e organizzati “ sontuosi ricevimenti” a cui gente d’ogni estrazione sociale partecipava per negoziare la preziosa merce.

Alcuni commercianti vendevano bulbi che erano stati appena piantati o quelli che avevano intenzione di piantare (sostanzialmente dei futures sui tulipani). Questa pratica fu soprannominata "commercio del vento". Un editto statale del 1610 fece diventare illegale questo commercio rifiutandosi di riconoscere come legali questo genere di contratti, ma la legislazione non riuscì a far cessare questa attività.

Si finì così per commerciare " tulipani di carta", denaro contro lettera, vale a dire solo gli atti scritti di acquisto, secondo il ben noto e rischioso gioco di Borsa. Le frodi, poi, erano all'ordine del giorno in quanto non si poteva certo stabilire dall'aspetto del bulbo se il tulipano sarebbe stato quello della qualità e specie dichiarati dal venditore.

A settembre del 1636 i prezzi iniziarono a salire vertiginosamente. L’andamento rialzista proseguì nei mesi di novembre, dicembre e gennaio raggiungendo valori esorbitanti. Il crollo arrivò nel febbraio del 1637. Dire quale fu la causa che invertì la tendenza resta impossibile, resta il fatto che qualcuno cominciò a sbarazzarsi dei bulbi di tulipano, scuotendo le certezze degli altri operatori, i quali di lì a poco furono preda della nevrosi e del panico e diedero inizio a forsennate vendite che trascinarono i prezzi ai minimi (come una molla tirata al massimo che torna indietro repentinamente senza essere trattenuta in quanto eccessivamente tirata precedentemente).

La bolla scoppiò. Si incominciò a pensare che la domanda di tulipani non avrebbe potuto più mantenersi a quei livelli, e questa opinione si diffuse man mano che aumentava il panico. Alcuni detenevano contratti per comprare tulipani a prezzi dieci volte maggiori di quelli di mercato (ormai crollato), mentre altri possedevano bulbi che valevano un decimo di quanto li aveva pagati. Centinaia di olandesi, inclusi uomini di affari e dignitari, si rovinarono finanziariamente.

La folle corsa verso il rialzo si era dunque arrestata nell'arco di pochi giorni. Nel breve volgere di sei settimane i prezzi crollarono del 90%: i bulbi di tulipano presto scesero a meno di un euro cadauno. Immaginate di aver speso 50.000 euro per un bulbo e di vedere ridursi il suo valore a un solo euro nel giro di pochi giorni!.

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Dopo 400 anni la bolla si ripete:

 TULIPANI  =  INTERNET

10 anni fa  iniziavamo a collegarci in RETE.  Con internet il mondo diventava più piccolo e tutto era alla nostra portata. Con internet i commerci erano più facilitati e così tutto ciò che riguardava internet, oppure tutto ciò che solo sfiorasse INTERNET era enormemente interessante !!

Iniziò così in Borsa la febbre da Internet !

Ecco che cosa accadeva alla matricola FINMATICA,

FINMATICA era società fornitrice di software applicativo che realizzava prodotti e soluzioni nei settori finanziario, tecnologico, sanità, banche assicurazioni, trasporti, elettricità, logistica ecc…

Ecco che cosa si leggeva in un articolo del Corriere della Sera del 24.11.1999

Febbre da Internet
Finmatica sospesa in Borsa

Rispetto al prezzo di collocamento rialzo "virtuale" del 600%
Il settore ha già fruttato guadagni per 7 mila miliardi


… ecco cosa accadeva in borsa il 24 Novembre 1999 :


MILANO - Nel grigiore generale di una giornata a Piazza Affari, ormai l'unico settore che gode di una grande forza ed agilità (sopravvalutata e innaturale secondo molti osservatori) è il nuovo mercato, quello dei titoli collegati in qualche modo a Internet. Oggi 24.11.1999, la nuova matricola Finmatica non è riuscita a fare prezzo in quanto, al primo giorno di quotazione essa risulta richiesta con un rialzo pari a sei volte il prezzo di collocamento. (collocamento=mercato primario e trattazione in borsa=mercato secondario) Oltre a Finmatica, quattro titoli high tech sospesi al rialzo: Opengate, Sanfaustino, Prima Industrie e Tecnodiffusione.
Completano la febbre da Internet, le Cir e L'Espresso che segnano i nuovi record storici. Partito con un +8 per cento, intorno alle 15 l'Espresso guadagna il 9,56% a 28,89 euro, prezzo top in assoluto. Per l'Espresso i volumi sono praticamente raddoppiati.

Non sono da meno le Cir che, in attesa dell'assemblea degli azionisti, volano del (+7,34 per cento a 2,09 euro), dopo aver raggiunto il livello recordo di 2,135 euro.

Ma il simbolo dell'euforia degli investitori italiani per il nuovo mercato in questi giorni resta Finmatica, l'unica matricola del mercato che, a memoria degli addetti ai lavori non sia riuscita ad aprire. Alle 15,30 Finmatica segna un prezzo teorico a 30 euro, pari a un rialzo del 600 per cento rispetto al prezzo di collocamento a 5 euro. Ieri al grey market (un mercato per così dire "parallelo" e non ufficiale dedicato ai titoli che stanno per debuttare) i prezzi erano attorno a 18 euro.

Di recente Tiscali, matricola del nuovo mercato, è riuscita ad aprire con un rialzo del 50 per cento al quarto tentativo dopo qualche ora di sospensione.

Il presidente di Finmatica, Pierluigi Crudele ha definito oggi la corsa alle azioni "una caccia al tesoro dove il tesoro esiste veramente. Non tutti lo troveranno, ma chi lo trova diventerà veramente ricco". Quanto al prezzo, Crudele ha aggiunto che "il prezzo è stato deciso guardando solo ai fondamentali di oggi. Senza scontare le prospettive internet e quant'altro".

Il titolo riproverà ad aprire domani ripartendo dal prezzo di collocamento.

Guadagni per oltre 7 mila miliardi di lire. Tanto ha fruttato la moda di Internet alle sette matricole high-tech di Piazza Affari. Il grosso dei guadagni lo ha intascato Renato Soru e i Tiscali-people, che dal collocamento hanno visto crescere la capitalizzazione dell'azienda sarda di quasi 4 mila miliardi grazie a prezzi quadruplicati in meno di un mese. Se il titolo Finmatica riuscirà a far prezzo a 30 euro (+600 per cento) il guadagno, in una sola seduta, supererà 2.300 miliardi. Minori ma non trascurabili gli incassi degli altri titoli del Nuovo Mercato: Tecnodiffusione cresciuta di 200 miliardi per capitalizzazione, Opengate di 193 miliardi, Poligrafica S.Faustino di 140 miliardi, Prima Industrie di circa 100 miliardi. Bene anche Olidata con 133 miliardi.


(24 novembre 1999)


 

 

Quindi riepilogando: nel novembre 1999 Finmatica fa il suo esordio alla Borsa Valori di Milano, con una prima quotazione di esordio superiore del 600% rispetto al prezzo di collocamento, vale a dire da 5 euro a 30 euro. Nell'ottobre 2000 avviene il passaggio al Nuovo Mercato. In quel periodo Finmatica risultava essere la sesta società di software in Europa per capitalizzazione. Il Gruppo Finmatica risultava guidato da un team di manager di comprovata esperienza, con a capo il presidente PierLuigi Crudele.

Chi era a quel tempo Pier Luigi CRUDELE e che cosa si diceva di lui.

Febbraio 2003

….. sono le banche di tutto il mondo a cercarlo, sono milioni di risparmiatori a inseguirlo. In due giorni, Pierluigi Crudele, 47 anni, salernitano, è diventato con le sue aziende l'"uomo d'oro" della Borsa, capace di guadagnare tremila miliardi in un'ora, così come è successo nella seconda giornata di quotazione della sua Finmatica. Cifre da capogiro per una capitalizzazione-record delle azioni di Finmatica, la società capofila del maggiore produttore italiano di "software applicativo" nel settore Finance: programmi di contabilità e distribuzione di servizi finanziari.


Ecco cosa si leggeva invece sul  Corriere della Sera solo 4 anni dopo, il 25 Gennaio 2004

Finmatica nella bufera, il titolo sospeso in Borsa, arrestati Crudele e Bottari.

L' ex presidente e il suo braccio destro ai domiciliari. Investitori ingannati sui conti dell' azienda. ……. Il titolo resta sospeso.

La società Finmatica spa, holding del gruppo, una «stella» nel firmamento dell new economy, capogruppo di una galassia di 22 aziende in tre continenti con 900 dipendenti, viene dichiarata fallita a Brescia il 9 dicembre 2004 e, successivamente, sono entrate in procedura concorsuale anche le società partecipate. Muore così, dopo soli quattro anni di quotazione, l’ azienda il cui titolo ebbe in un solo giorno la più alta escursione di prezzo al rialzo nella storia della Borsa valori. Ed ancora una volta i piccoli investitori perdono tutto quanto investito senza speranza alcuna

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Vediamo adesso un’ altra storia internet: la storia di TECNODIFFUSIONE, azienda con sede in Ponsacco.

Nei primi anni 80 Luciano Panichi veniva presso la mia agenzia a prendere un appartamento in affitto per la stagione estiva. Aveva un negozio a Ponsacco nel quale assemblava e vendeva computer nella sua zona. Nel 1988 con la denominazione Sylicon Systems Srl, mise su una azienda che pian piano si diffuse a livello regionale e poi a livello nazionale. Nel 1997 variava la propria denominazione sociale in Tecnodiffusione Spa

 

Con queste interessanti prospettive e con il collegamento al mondo internet,  nell’ ottobre 1999 Tecnodiffusione viene quotata in borsa  presso il Nuovo Mercato attorno ai 12 euro per azione. Il titolo si portò subito in pochi giorni intorno ai 40 euro per azione e dopo neanche 7 mesi le azioni della Tecnodiffusione raggiunsero la massima e stratosferica quotazione di circa 300 euro per azione con altissima volatilità, come ben si evince dal sottostante grafico.

Questo il suo andamento di Borsa nei primi sette mesi: sud del paese e aprendo nuovi esercizi nel nordest e in Sicilia.

 

 

Nel 2004, dopo soli 4 anni dalla quotazione, ecco cosa si leggeva di Tecnodiffusione !!

Nata nel 1988 con la denominazione Sylicon Systems Srl, nel 1997 variava la propria denominazione sociale in Tecnodiffusione Spa: nell’arco temporale di alcuni anni, una politica di crescita dimensionale eccessivamente ambiziosa e non supportata da una paritetica crescita patrimoniale, costò all’azienda il dissesto finanziario e lo stato di insolvenza, formalmente dichiarato nel 2004 ma già verificatosi alcuni anni prima mediante il degenerare della situazione finanziaria.

Le azioni della capogruppo, collocate alla Borsa di Milano presso il Nuovo Mercato nell’ottobre 1999 attorno ai 12 euro cadauna, dopo aver raggiunto un massimo intorno ai 300 euro nell’ aprile successivo, furono sospese dalle contrattazioni nel 2004 ad un valore prossimo allo zero.

Il 20/09/2004 il Tribunale di Pisa dichiara lo stato di insolvenza della società Tecnodiffusione Italia SpA. Il gruppo era attivo nel settore dell’elettronica/informatica: si occupava della produzione, commercializzazione e vendita di personal computer, software, hardware servizi ed accessori informatici.
Il 13 novembre 2000 Tecnodiffusione Italia Spa emise anche un prestito obbligazionario equivalente a circa 50 miliardi di vecchie lire – per la precisione 46.413.017.784 lire di valore nominale – con scadenza nel 2005: l’obbligazione venne contrattata a partire dal 27/11/2000 presso la Borsa Valori Italiana, ma come le azioni della capogruppo, venne tuttavia sospesa dalle contrattazioni nel 2004, ed alla scadenza rimase insoluta.

 

Sul Corriere della Sera di quei giorni si leggeva:

“Tecnodiffusione, ennesimo bidone spalmato sul parco buoi”.
Come oramai da triste copione, anche questo ennesimo fallimento viene inesorabilmente "spalmato" sul parco buoi, ovvero sul pubblico dei risparmiatori privati, che ancora una volta vedono dissolversi nel nulla i propri risparmi investiti in Borsa!

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MA PERCHE’ SI PERDE IN BORSA ?

PERCHE’ I PICCOLI INVESTITORI sono QUASI SEMPRE PERDENTI IN BORSA ??

… dopo aver conosciuto queste storie tragicomiche di BOLLE SPECULATIVE,

viene spontaneo chiederci come questi fenomeni possano accadere e possano ripetersi anche dopo centinaia di anni !!

Come diceva H.D. GANN: niente di nuovo sotto il sole, ciò che è stato sarà …  ! Gli errori umani si ripetono, perché questa è la loro natura !

Per analizzare il fenomeno dobbiamo andare a studiare il lato psicologico dell’ investitore ed il suo comportamento durante le varie fasi dell’ andamento del fenomeno che si intende prendere in considerazione . Come si può vedere dallo schema sottostante il ciclo emozionale passa dall’ euforia alla depressione e poi dalla depressione alla euforia di nuovo, ma guarda il caso il massimo delle quotazioni coincide con l’ euforia che spinge l’ investitore a comprare, quando invece sarebbe il momento di vendere e viceversa con il minimo dell’ onda che coincide con la depressione che spinge il piccolo investitore a vendere, quando invece dovrebbe essere il momento di comprare.

 

PSICOLOGIA E MERCATI

 

 

 

Ecco cosa succedeva la mattina del 17 Marzo1988 nel borsino della Banca Toscana di Cecina. Gli anni 80 e 90 furono gli anni dei borsini. A quei tempi non si inserivano gli ordini on line, ma si andava in banca o si telefonava per inserire gli ordini di compravendita. Le banche mettevano a disposizione della clientela e degli investitori una stanza con al centro un monitor dove scorrevano in tempo reale le quotazioni dei vari strumenti finanziari. Quella mattina alle 9.30 il borsino era già affollato. Affollato per dire che in una stanza di 4x3 eravamo già in 5 o 6 a puntare il video. Il borsino di allora era inteso come un ritrovo dove si parlava di borsa, ma anche dove si scherzava e si rideva di questo e di quello. Ugo M. era uno di noi. Insegnava ragioneria, ma soprattutto era un simpatico genio, di quelli che avevano tanta fantasia e capacità, ma che però alla fine non avevano costanza in ciò che facevano. Ugo era un tipo stravagande di medio piccola statura, piuttosto magro, con barba incolta e capelli scuri anni settanta, sigaro in bocca, sorriso di chi la sa lunga e battuta e barzelletta sempre pronte. Quelle sul sesso femminile andavano per la maggiore ! Aveva già inciso un disco di un certo successo e fondato una radio locale. Aveva un personal computer, un Olivetti dei primi tempi e con il vecchio Lotus 123 immetteva le quotazioni e stampava i grafici. Fu proprio Ugo ad iniziarmi all’ analisi grafica. A quel tempo anche io facevo grafici, ma su carta millimetrata e tutti i giorni inserivo una quotazione, facevo il fatidico trattino tra un giorno e l’ altro e tiravo le linee di tendenza. Un giorno Ugo mi invitò a casa sua e per me vedere stampare quei grafici fu veramente una piacevole scoperta. Quella mattina Ugo arrivò al borsino con il suo inseparabile sigaro tra le dita della mano sinistra ed un foglio ben in vista sulla mano destra ed esclamò convinto: “ Vedete, questo grafico parla come un bimbo, la borsa sale e salirà!” Sei mesi prima avevamo vissuto il crollo di Wall Street in cui il 19 ottobre 87 il Dow Jones perse la bellezza del 22% in una notte ! La perdita più ampia mai registrata tra i principali indici internazionali. Il nostro indice Comit era sprofondato da 908 del 19 maggio 1986 a 424 del gennaio 1988. Già in corrispondenza di quei minimi, Ugo M. aveva venduto allo scoperto le Montedison al suo minimo di 80 lire e per questo motivo noi del borsino chiamavamo in tono burlesco “la buca di Ugo” quella sorta di inversione a V  dai minimi. Negli ultimi due mesi l’indice Comit aveva avuto una notevole reazione passando appunto da quel minimo di 424 del gennaio 1988 a 550 proprio di quel giorno di Marzo con un rialzo di circa il 30% in soli due mesi. E quella mattina tutto continuava a salire e saliva bene anche  l’ Assitalia assicurazioni, regina a quel tempo per quantità scambiate. Ugo disse: “ mi compro 1000 Assitalia e vado a fare lezione. Aspettatemi, perché tra un’ ora sarò di ritorno”. Le Assitalia furono acquistate al prezzo che passava in quel momento di 19500. Durante quell’ ora il mercato però girò a tal punto che da fortemente positivo passò a negativo, con l’ Assitalia in perdita secca. Il ritorno di Ugo non si fece attendere e subito dopo aver finito la lezione di ragioneria era già al borsino con il sorriso sulle labbra di chi si aspetta il meglio. Puntò il monitor con un dito per cercare le Assitalia il cui passaggio non si fece attendere perché molto trattate. “ Assitalia, Assitalia, ecco l’ Assitalia” fece Ugo, “Assitalia 18500. Ah 18500” ripetè Ugo sospettoso, ma senza realizzare sul momento che cosa era effettivamente successo, pensando che fosse rimasta nel frattempo invariata, scambiando 18500 per 19500. Passarono non meno di 5, 10 secondi per realizzare e quando alla fine realizzò, emise ad alta voce una esclamazione mista a stupore ed incredulità: “18500 !?”. Ugo realizzò così che in una sola ora era andato in fumo lo stipendio di un mese di insegnamento. Ma Ugo non si dette per vinto e da un angolo della stanza, rivolto a tutti noi e con tono imperioso disse: “ Ora mi dovete pagare per tutto ciò che vi ho insegnato !” Tutto il borsino che fino allora era a malapena riuscito a trattenersi, scoppiò in una liberatoria e fragorosa risata ! Di queste storie tragicomiche e ricorrenti ne è pieno il mondo finanziario.

Ma perché questo accade ? Le cause.

 

Quale è la ragione o quali sono le ragioni per cui generalmente si perde in Borsa o meglio, perché le mani deboli, cioè i piccoli investitori sono quasi sempre perdenti in Borsa ?

 

Le CAUSE sono tre:

 1)   - il rischio e le difficoltà operative dovute all’ alta volatilità

        2)   - il ritardo con cui essi operano.

        3) – operatività intraday

 

La prima ragione sta nell’ alta volatilità che sempre più caratterizza l’ andamento dei mercati finanziari. Vediamo perchè.

 

Ripartiamo dal concetto di Borsa. In parole molto semplici la Borsa è lo strumento che fa incontrare chi offre danaro, quasi sempre i risparmiatori, e chi domanda danaro, quasi sempre le imprese, (sempre più indebitate), attraverso lo scambio di prodotti finanziari: azioni, obbligazioni, titoli di stato, futures, valute, merci ecc. Ma acquistando azioni e/od obbligazioni, il risparmiatore-investitore si lega alle sorti di quella data azienda. Acquistando azioni e/od obbligazioni, egli corre il rischio di vedersi restituire solo in parte od anche niente di ciò che aveva investito. Acquistando un immobile invece acquistiamo un bene reale, che possiamo toccare, che possiamo usare e che, se non viene buttato giù da un terremoto o da un bombardamento, resta un bene tangibile, non sottoposto a fallimento. Se compriamo  azioni od obbligazioni di una società, ci leghiamo invece alle capacità imprenditoriali di quell’azienda e se l’azienda va in fumo, vanno in fumo anche i nostri risparmi investiti. E’ questa la ragione per cui noi vediamo oscillare con una certa volatilità le quotazioni di Borsa e non vediamo oscillare con la stessa ampiezza le quotazioni di un immobile. La quotazione di Borsa, proprio per il motivo che le aziende sono sottoposte a questa vulnerabilità, può subire anche violente oscillazioni in quanto influenzata dalla emotività degli investitori in base alle notizie che arrivano sul mercato e che non sempre risultano veritiere e tempestive. Detto questo risulta utile a questo punto evidenziare ciò che si intende per valore economico di una azienda e ciò che invece si intende per quotazione di borsa di una azienda. Il valore economico di una azienda è quello che viene stimato a tavolino secondo il bilancio degli ultimi anni, delle commesse future, dei beni strumentali, degli immobili di proprietà, dei debiti, dei crediti, dei prodotti sul piazzale, ecc… Mentre la quotazione di Borsa è il prezzo espresso dalla Borsa, influenzato emotivamente dalle notizie che arrivano sul mercato. Se noi andassimo a rappresentare il valore economico ed il valore di Borsa sugli assi cartesiani vedremmo quanto segue:

 

 

 

Da questo grafico si può vedere che la quotazione di Borsa, rappresentata da una linea spezzata con diversi alti e bassi e forti oscillazioni (rossa), segue il valore economico di una azienda, rappresentato da un linea piuttosto uniforme (celeste). Tanto più alto è lo scostamento della quotazione di Borsa dal valore economico, tanto più alta si suole definire la VOLATILITA’. La volatilità misura l’ ampiezza e la frequenza delle variazioni di un fenomeno finanziario e più ampie e frequenti sono queste variazioni, più alto è il grado di rischio di un investimento. La volatilità è lo strumento che misura pertanto il grado di difficoltà dell’ operatività ed un suo repentino incremento indica una possibile inversione di tendenza. E’ pertanto una seria componente da tenere in considerazione circa la valutazione del rischio di un investimento in titoli. Una elevata volatilità, infatti, sta ad indicare che il prezzo di quel titolo tende ad ampie oscillazioni nel tempo, in conseguenza di ciò, l’investitore potrà registrare elevati guadagni o anche elevate perdite. Il grado di volatilità dipende dall’ affidabilità ed attendibilità delle notizie che arrivano sul mercato. Un alto grado di volatilità indica incertezza sul mercato.

Tanto più bassa è la volatilità, tanto più la quotazione di Borsa si avvicina al valore economico. Tanto più vicino è il valore economico alla quotazione di borsa, tanto più alto è il grado di affidabilità e di veridicità delle notizie che arrivano sul mercato e tanto più alto è di conseguenza il grado di efficienza della Borsa. Il grado di efficienza di una Borsa valori sta nel grado di affidabilità, di veridicità e di tempestività delle notizie che arrivano sul mercato. Meno veritiere e meno tempestive e quindi meno affidabili sono le notizie che arrivano sul mercato e meno è efficiente il sistema Borsa. Un sistema borsistico efficiente sarà in grado di attirare un sempre maggior numero di investitori e sarà per questo tutto il sistema economico finanziario di quel paese a trarne beneficio in termini di benessere e posti di lavoro. Il prezzo di Borsa è infatti il risultato, la sintesi delle interpretazioni che gli investitori danno alle notizie che arrivano sul mercato. Tanto più affidabili sono le notizie che arrivano sul mercato, minore sarà la volatilità e tanto più il prezzo di Borsa si avvicinerà al valore economico e tanto più efficiente sarà il ruolo della Borsa, tanti più investitori ed imprese essa sarà così in grado di attirare e tanto più alto sarà lo stato di salute del sistema economico sottostante.

Se andassimo invece adesso a rappresentare l’ andamento del valore di un immobile nel tempo sugli assi cartesiani possiamo individuare un andamento anch’ esso abbastanza uniforme in quanto non viene eccessivamente influenzato dalle notizie che arrivano sul mercato, non essendo il suo valore influenzato da risultati di bilancio come avviene in una azienda.

 

 

Considerando che più volatile è l’ andamento di un prodotto finanziario e più difficile risulta l’ investimento dove l’ emotività dell’ investitore gioca brutti scherzi alla operatività, possiamo considerare la VOLATILITA’ come una prima causa delle difficoltà che il piccolo investitore incontra sui mercati azionari e che non incontra invece sul mercato immobiliare, in quanto molto meno volatile e poco soggetto alla emotività. E’ come se si dovesse cavalcare un cavallo selvaggio ed un cavallo da passeggio o come se si dovesse percorrere le rapide di un torrente e l’ acqua di un fiume che scorre tranquillo. La volatilità è la prima causa di perdite in Borsa.

 

 

 

La seconda ragione del perché le mani deboli perdono in Borsa sta nel RITARDO con cui esse operano

 

La risposta a questo secondo aspetto viene dall’ analisi dell’ interrelazione tra il Ciclo economico e Ciclo di Borsa:

 

Per ciclo economico si intende un periodo solitamente della durata di 1-2 anni in cui l’ economia di un paese o di un gruppo di paesi attraversa tutte le sue varie fasi: la fase di espansione, il culmine, fase discendente di recessione, raggiungimento del suo minimo e poi nuovo ciclo con la fase di espansione e così via …. Pertanto si può definire ciclo economico l’ andamento di una economia racchiuso tra due minimi come raffigurato in questi due grafici:

 

    

 

 

Vediamo adesso come si comporta il ciclo di Borsa rispetto al ciclo economico:

da questo ulteriore sottostante grafico si evince come il ciclo di Borsa, in rosso, anticipi sempre il ciclo economico di circa sei mesi un anno e talvolta anche più. La Borsa riflette non la situazione del momento, ma scommette sulla situazione che sarà e sarà vincente chi ha la vista lunga, perché in possesso delle notizie che contano o perché sa ben interpretare gli strumenti che l’ analisi tecnica mette a disposizione. Gli investitori dalla vista lunga sono le così dette “mani forti”. Le mani forti possono distinguersi in: mani forti insider, gli investitori che sono a conoscenza della informativa forte, vale a dire che sono a conoscenza dei numeri dei bilanci effettivi delle società, delle prospettive future ecc… Le mani forti outsider non sono a conoscenza della informativa forte, ma si servono della informativa debole, l’ informativa che tutti possiamo reperire dai televideo o dai quotidiani e che è poi quella delle quotazioni dei titoli e degli indici ed attraverso la quale possiamo costruire un grafico ed interpretarlo. Tutti potenzialmente possiamo farlo con più o meno predisposizione, con studio, costanza, dedizione e capacità. Per “ mani deboli “ si intendono i piccoli investitori, coloro cioè che non sono in possesso né della informativa forte dei bilanci delle società e né hanno cultura e conoscenza degli strumenti che l’ analisi tecnica, attraverso il grafico, mette a disposizione per l’ interpretazione dell’ andamento di un fenomeno finanziario.

 

 

 

Vediamo come solitamente si comportano le mani deboli.

 

Come possiamo vedere da questo grafico e dal grafico sottostante, il piccolo investitore va a fare le sue massime compere nel punto di massima euforia, quando in effetti il ciclo economico va a gonfie vele e per poco non ha ancora raggiunto il suo massimo o culmine. A questo punto le mani forti che hanno capito che tra sei mesi od un anno inizierà la recessione (inizio recessione=terzo mese consecutivo di diminuizione del PIL) iniziano a vendere ed a distribuire (fase della distribuzione) alle mani deboli che ancora non si preoccupano e continuano a comprare e più tardi per annacquare allo scopo di abbassare la media, seppure in perdita, in quanto confortati da un ciclo economico che ancora sale. Le quotazioni di Borsa continuano a scendere ed è a questo punto che le banche inesorabilmente consigliano di tenere, “ tanto poi il mercato salirà di nuovo” dicono le banche !. Ad un certo punto iniziano ad essere diffusi dati macroeconomici peggiori del previsto ed anche il ciclo economico inizia ad invertire la rotta. Il piccolo investitore adesso comincia a preoccuparsi ed inizia a vendere parte delle proprie azioni. Il mercato scende ancora ed il panico si impossessa delle mani deboli che vendono ancora parte dei titoli in perdita, ma guarda il caso, esse non vendono i titoli peggiori, perché sono quelli con i quali perdono di più, ma vendono i titoli più forti, quelli che hanno perso meno: ancora un errore. I dati macroeconomici del ciclo economico sono sempre peggiori, la borsa è in picchiata fino ad adagiarsi sui minimi. Le mani forti vedono la fine della recessione, nonostante che i dati continuano ad essere negativi ed iniziano ad accumulare titoli che le mani deboli vendono adesso a qualsiasi prezzo, perché anche solo un euro può essere prezioso per un futuro da catastrofe: siamo alla fase della frustrazione per le mani deboli ed alla fase dell’ accumulazione per le mani forti. Il mercato azionario adesso non sente più le notizie negative che ancora continuano ad arrivare sul mercato. Le mani forti stanno nuovamente accumulando e le mani deboli stanno vomitando tutto quello che avevano comprato e finalmente si sentono liberate da quell’ enorme peso della capitolazione e della sconfitta. Meglio liberarsi di questo peso. Finalmente !! “E’ stata una dura battaglia inesorabilmente persa, ma almeno la vita è salva” ! Questo è il pensiero delle mani deboli ! E’ a questo punto, quando tutti i buoi sono usciti dal mercato, che pian piano le quotazioni iniziano a risalire, mentre ancora il ciclo economico sta ancora scendendo. Il mercato sale in quanto si è liberato dalla zavorra dei piccoli che vendevano a qualsiasi prezzo. Adesso anche gli investitori istituzionali, fondi e gestioni iniziano a comprare: inizia così la fase della convinzione. Il ciclo economico gira in positivo ed adesso entrambi i cicli sono positivi, quello di borsa e quello economico. Quasi quasi adesso che tutto gira per il meglio le mani deboli iniziano ad essere ottimiste, ma non comprano, o comprano solo qualcosina, perché la ferita di un anno o due fa è ancora aperta. Ma dopo qualche tempo le quotazioni si impennano, siamo alla fase della speculazione ! Tutti comprano tutti guadagnano, qualcuno si compra la macchina con i guadagni, qualcun altro ci va in vacanza, siamo alla fase della euforia. Adesso anche le mani deboli comprano per non restare indietro. Le quotazioni alimentate dal triplo flusso di acquisti: mani forti, istituzionali, e mani deboli, crescono sempre di più fino a che non si ritorna a toccare il cielo con un dito e tutto va bene. Le mani deboli sono nuovamente al settimo cielo e comprano, siamo nuovamente al culmine delle quotazioni … ma adesso tutti i protagonisti sul mercato hanno comprato: mani forti, investitori istituzionali, mani deboli hanno comprato e chi altri deve ancora comprare ?  Nessuno !  Le mani deboli si sbracano finalmente sul divano per godersi lo spettacolo del mercato che sale … e invece è sconcerto !! Il mercato inizia a scendere ! Ed il ciclo si ripete !    Diceva GANN: “ niente di nuovo sotto il sole, la storia si ripete … e così anche gli errori umani !

 

 

 

GRAFICO ciclo di borsa e ciclo economico in presenza di bolle speculative: l’ onda del ciclo economico è solitamente più bassa dell’ onda del ciclo borsistico. La differenza di ampiezza costituisce il vuoto speculativo.

 

La terza ragione sta nell’ operatività INTRADAY. La operatività intraday è la terza ragione per cui le mani deboli perdono in borsa. Il mio consiglio operativo è un secco NO alla operatività intraday: Più si cerca di entrare nelle pieghe più strette del mercato e più si rischia di trovare il lupo nel bosco o il serpente nella giungla o la mina in un campo minato.

SEMPLICITA', CONVINZIONE, ESPERIENZA e DISCIPLINA sono alla base di una  OPERATIVITA' vincente

In borsa non si guadagna facendo previsioni, ma individuando nel modo più tempestivo i punti di inversione di tendenza con efficaci ed oggettivi strumenti matematici e dicendo un secco e convinto ...

... NO   all' INTRADAY !!

Non lasciamoci bombardare inesorabilmente dal TICK  by TICK  !!

Il giorno è fatto per altre cose: per il lavoro e per il divertimento, non per soccombere fino alla totale frustrazione !

Dobbiamo farci furbi, non dobbiamo cadere nella trappola;  non dobbiamo  guardare le quotazioni intraday!

Se solo  riuscissimo in questo intento,  avremmo fatto un grosso passo in avanti  per iniziare a dedicarci con successo all'investimento azionario !

Ma solo in questo caso !!

"NO INTRADAY" è alla base di una operatività vincente !!

Fuggite dal VIDEO ed andate al mare: alla sera i conti poi tornano !

Non viceversa !

Ciò che conta è la sintesi, il risultato delle proprie conoscenze tecniche ed altro non è che un numero, vale a dire la percentuale di guadagno ottenuta in un dato periodo e tanto più alto è questo numero e tanto maggiore sarà stata la nostra capacità ad investire parte dei nostri risparmi sul mercato azionario, attraverso le nostre conoscenze dalle quali scaturisce la nostra abilità.

Tutte le altre chiacchiere e tutte le previsioni che solitamente vengono fatte e poi riviste e poi annullate e rifatte non contano !!

Conta il risultato della nostra operatività !!

E per ottenere questo dobbiamo individuare al più presto il punto di inversione del trend per una più tempestiva operatività !!

Ma non nell' intraday, bensì alla fine della giornata, alla fine delle contrattazioni, altrimenti si diventa non solo pesci piccoli e cioè cibo per i pesci grandi, bensì mangime per tutti i pesci, sia per quelli piccoli e sia per quelli grandi !

I pesci non aspettano altro !

Lo sapete a cosa serve la speculazione e la frequente operatività intraday?

A chiudere gli eventuali vuoti di contrattazione. A far si che gli operatori più grossi trovino sempre contropartita sul mercato, vale a dire che trovino sempre del cibo con cui sfamarsi !

Operando frequentemente facciamo pertanto il gioco dei più grandi e sarà una perdita continua.

Pertanto NO INTRADAY !!

Le mie analisi sul future  FTSEMIB si basano infatti sulle chiusure giornaliere e vengono elaborate a fine giornata a bocce ferme.

LASCIO agli altri ogni e qualsiasi tipo di previsione sull'andamento dei mercati, il mio principale compito ed interesse non è fare una o più previsioni, ma esclusivamente  individuare il punto di INVERSIONE di tendenza od il punto per incrementare o chiudere  le posizioni in atto nel più breve tempo possibile. 

La mia operatività è impostata sul breve-medio (settimana-mese) e sul lungo (un anno o più anni).

Colui che per carattere e per propensione è portato per una operatività più tranquilla sarà interessato alla operatività sul lungo periodo  che oltretutto ben si adatta anche a chi investe su fondi e gestioni.

Colui invece che è portato per una operatività più frequente e che vuole lucrare anche sulle onde settimanali-mensili può prendere in considerazione l'altra  operatività, quella sul breve-medio. Ogni operazione va fatta esclusivamente e contestualmente al verificarsi del segnale operativo, né prima e né dopo.

Ricordatevi sempre: NO all' INTRADAY !

Il VIDEO è la vostra ROVINA !

Se non riuscite a stare senza il video significa che le vostre conoscenze, la vostra preparazione e la vostra esperienza non sono ancora sufficienti per affrontare il mercato azionario

 

 

 

QUALE RIMEDIO ALLE PERDITE ?

 

Quale è allora il rimedio per non buttare via stupidamente il proprio danaro ?

Sono tre i tipi di analisi per capire dove sta andando la Borsa e per individuare nel modo più tempestivo l’ inversione di tendenza:

L’Analisi fondamentale

L’Analisi tecnica

L’Analisi dell’ opinione contraria

Quale scegliere delle 3 ?

Prima di passare ad analizzare quale sia la soluzione migliore dobbiamo mettere alla base di qualsiasi ragionamento ed al primo posto e prima di qualsiasi operatività, la seguente regola:

in qualsiasi situazione ci si trovi la regola principale deve essere sempre la stessa:

1) TAGLIARE LE PERDITE E FAR CORRERE I PROFITTI

2) Non dare retta alle banche quando dicono: “aspetta a vendere, tanto il mercato risale”. Dopo il crollo del 1929 i prezzi si rividero 25 anni dopo, nel 1954 e tanti titoli sparirono.

3) Prima di entrare decidi quanto sei disposto eventualmente a perdere e chiudi a quel livello, NON ASPETTARE OLTRE !!    Qualsiasi emorragia deve essere fermata !

Fatta questa doverosa premessa, facciamo una sintesi di ciò che abbiamo detto fin qui e poi di seguito andiamo ad analizzare quale delle 3 analisi è la più congeniale ed efficace alla nostra causa.

Come abbiamo visto, acquistando un certo numero di azioni di una azienda, compriamo un pezzetto di quella azienda e quindi leghiamo le sorti del nostro risparmio alle sorti di quella azienda. Ma per una migliore e razionale allocazione delle nostre risorse, dei nostri risparmi, prima di fare un investimento in strumenti finanziari dobbiamo documentarci sullo stato di salute della società sulla quale intendiamo investire. Per conoscere lo stato di salute di una azienda dobbiamo procurarci quella che viene chiamata l’informativa forte, cioè i dati di bilancio di quella società. Tutti sappiamo per esperienze passate, quanto queste notizie siano difficili da reperire, in quanto spesso non veritiere e non tempestive. Vedi Tripcovich il gioiello di Trieste degli anni 80, Parmalat, Cirio, bond argentini, ecc …

ANALISI FONDAMENTALE

L’ analisi che si basa sui dati di bilancio di una società si chiama analisi fondamentale, e come abbiamo visto non sempre è agevole prendere in considerazione per difficoltà a reperirne i dati di bilancio che indicano lo stato di salute della società in esame.

ANALISI TECNICA

L’ analisi invece che non ha bisogno di informativa forte, dei dati di bilancio di una società è l’ ANALISI TECNICA. L’ analisi tecnica si nutre di informativa debole, dei dati cioè di quotazioni di borsa che tutti noi possiamo trovare in qualsiasi momento su quotidiani e siti internet. L’ analisi tecnica è intesa come studio della serie storica dei dati di un certo fenomeno rappresentati attraverso lo strumento grafico sugli assi cartesiani al fine di prevedere l’ andamento futuro di quel fenomeno, ma soprattutto al fine di individuare nel più breve tempo possibile l’ inversione di tendenza di quel fenomeno, per una più proficua operatività.

Gli strumenti dell’ analisi tecnica sono rappresentati dallo strumento  grafico e dai vari indicatori ed oscillatori da esso derivanti.

L’ analisi Tecnica di Borsa è l’ analisi che permette anche al piccolo investitore di guadagnare in Borsa perché tramite l’ analisi tecnica ed una giusta interpretazione degli strumenti che essa mette a disposizione, esso può riuscire a superare gli ostacoli appena visti e riguardanti la VOLATILITA’ ed il RITARDO operativo.

ANALISI DELL’ OPINIONE CONTRARIA

La terza analisi è quella che in America viene chiamata analisi dell’ opinione contraria. In sintesi con questa analisi si va a vedere quante mani deboli ci sono in quel momento in una data fase del mercato. Sapendo che le mani deboli sono perdenti. Si va allora ad operare nella tendenza contraria rispetto a quella in cui stanno operando in numero superiore le mani deboli. Analisi curiosa, ma profittevole, sebbene anche per questa serva una informativa non tanto agevole da reperire.

 

Non ci resta che l’ ANALISI TECNICA !!

 Origini della Borsa: Il foro delle Corporazioni ad Ostia. Medioevo, 500/1300 Fiere Champagne-1100/1200. Primo grande sviluppo con le Compagnie delle Indiele  1600-1800. Prima grande bolla speculativa non tardò: la bolla dei tulipani. Bella Epoque, telegrafo, grafici, nascita dei mercati regolamentati, sviluppo settore ferroviario, banche, elettricità, automobili, telefono, telegrafo. Fino ad arrivare ad oggi con la telematica ed internet. Ad oggi, con il termine Borsa valori ci si riferisce ad un mercato organizzato e regolamentato per la negoziazione di strumenti finanziari che possono essere rappresentativi di debiti (obbligazioni) o di quote di capitale di una impresa (azioni) o di titoli di stato ,quote del debito pubblico o ancora, di strumenti derivati (futures, opzioni, covered warrants, etc.) contratti a termine. Con l’introduzione delle nuove tecnologie telematiche gran parte degli scambi avvengono, oggi, elettronicamente, per cui la Borsa non è più considerata come un luogo fisico, ma bensì come un sistema telematico che consente di negoziare titoli in tempo reale e dove le banche si pongono come intermediarie tra chi offre liquidità e chi domanda liquidità e va a lucrare sullo spread degli interessi attivi e passivi o sulle commissioni da servizi.

La Borsa è il motore centrale del sistema economico finanziario di un paese ed il termometro della sua salute. Perché le aziende si quotano in Borsa ?

Con il collocamento in borsa di azioni proprie le aziende evitano di finanziarsi con finanziam. a titolo di credito evitando di pagare interessi. Le azioni sono titoli di capitale. Le obbligazioni sono titoli di credito che vengono emessi dalle aziende per finanziarsi dietro pagamenti di interessi e restituzione del capitale alla scadenza.

 Investimenti : mobiliari, immobiliari, arte.

Che cosa è la borsa valori ?: l’istituzione organizzata da poteri privati dal 1998 SPA, per lo scambio di … (mercato primario e secondario)…era altresì il luogo dove si incontrano coloro che fanno richiesta di danaro con coloro che detengono il denaro, vale a dire le imprese con i risparmiatori. E’ il sistema telematico attraverso il quale vengono scambiati strumenti finanziari: titoli azionari, titoli obbligazionari, valute e futures. La borsa può essere  anche definita come il canale attraverso il quale tutti possiamo far confluire in nostro risparmio al fine di finanziare le aziende e creare pertanto benessere e posti di lavoro. La formazione della quotazione di borsa come risultante o sintesi delle interpretazioni che gli investitori danno alle notizie che arrivano sul mercato in particolare dei dati macro economici.

(Comprando una azione leghiamo le sorti del nostro risparmio alle sorti di una azienda, alle capacita imprenditoriali e se abbiamo scelto bene abbiamo un ritorno sotto forma

di dividendi e capital gain, ma per poter scegliere bene abbiamo bisogno di una informativa tempestiva, veritiera, sufficiente e paritetica sullo stato di salute dell’azienda)

(L’interesse dell’azienda è spesso di tenere alta la sua quotazione per facilitare il collocamento delle azioni (m.primario) e gli aumenti di capitale, anche attraverso dati e notizie di bilancio talvolta  non veritiere e pertanto spesso si crea uno scollamento tra la quotazione di borsa ed il valore economico effettivo; a tal proposito la CONSOB organo di controllo) controlla.

Condizioni di EFFICIENZA della Borsa per una migliore attrattiva di capitali.

REQUISITI PER UNA RAZIONALE ALLOCAZIONE DELLE RISORSE: prezzo di borsa e valore economico, il fattore emotivo che porta allo scollamento ed agli eccessi.

(concetto di borsa efficiente: la quotazione di borsa tenderà ad avvicinarsi al valore economico tanto più ci sarà  una informativa veritiera e paritetica interpretata in modo

professionale dagli operatori, altrimenti il prezzo sarà distorto e lontano dal valore economico): insider  trading: servirsi di notizie ris…  ed aggiotaggio: diffusione di notizie false ...

PERCHE’ il piccolo investitore non guadagna in Borsa od è solito comprare ai massimi e vendere ai minimi ? Ruolo previsionale della Borsa, esprime la scommessa di ciò che sarà.

I prezzi cioè si formano in base alle previsioni degli investitori, non per quello che vale oggi l’azienda, ma in base a ciò che potrà valere tra un anno in base alle sue prospettive

I piccoli investitori (m. deboli) che hanno poca cultura finanziaria e vista corta investono sui dati attuali e non  sulle prospettive, arrivano sempre in ritardo e superati da coloro che sanno (m. forti)

Mani deboli coloro che non hanno cultura finanziaria ed esperienza, mani forti coloro che detengono le notizie reali delle società e che danno una giusta interpretazione all’ analisi tecnica.

ANALISI e strumenti PER INVESTIRE IN BORSA: quali sono gli strumenti ed i criteri con i quali investite in Borsa ? Borsa materia e disciplina giovane; matematica antichissima.

Quali conoscenze minime deve avere il piccolo investitore: il cassettista: solo che il trend epocale è al rialzo, il trader: conoscenze in funzione del tipo e frequenza di operatività

I tre più grandi studiosi di Borsa: Charles DOW 1851-1902,   R.N.ELLIOTT 1871-1948,   W.D.. GANN 1878-1955

 

Rischio più grande: BOLLE SPECULATIVE: che cosa sono=boom-crollo. Rappresentazione grafica. Perché si verificano=eccesso di avidità e di euforia su prezzi immotivati. Tulipani, 1929, Internet …

                          

   1) ANALISI FONDAMENTALE                                    2) ANALISI TECNICA perché? Si interessa di                3) ANALISI dell’OPINIONE CONTRARIA

                    Si basa su bilanci e prospettive di una azienda           come si muovono i prezzi, della serie storica dei             Verifica di quanti piccoli investitori e di quanti

                    Si interessa del perché certi prezzi si formano          dati di un fenomeno attraverso lo strumento grafico          investitori professionali sono presenti sul mercato: openinterests

                  (si serve di una informativa forte e riservata, diff reperire)               per individuare l’inversione di tend                 prima  compra chi detiene le notizie societarie, poi gli                  Investitori prof. ed i mass media, infine i piccoli.

 

Tutti i tre tipi di analisi hanno lo stesso obbiettivo: individuare al più presto l’ INVERSIONE di TENDENZA

 

                                                                                                   Grafico come il diagramma per il sismografo                       

                                                                                              (si serve di una informativa debole ed esatta, facile da reperire)

                             VARIABILI (dati)                                                                                                                                              PRESUPPOSTI

                                                                                                                                          (non interessa come i prezzi si formano, ma come si muovono, il loro andamento)

                              1) prezzi                                                                                          1) prezzi=sintesi delle notizie che arrivano sul mercato, incorporano e scontano tutto

                              2) volumi                                                                                   2) la storia ed i comportamenti umani si ripetono attraverso  CICLI ben definiti

                              3) openinterests                                                                    3) il mercato si muove seguendo un TREND (movim. ben definito in una certa direz.      

                                                             Senza cultura e strategia da parte dei piccoli  investitori  la

                                                             Borsa diventa il meccanismo attraverso il quale la ricchezza

                                                             tende a concentrarsi nelle mani dei pochi che conoscono i

                                                             bilanci  o che sanno usare gli strumenti dell’analisi tecnica                                          TREND :

 

                                  STRUMENTO:                                                                               ANDAMENTO di un fenomeno in una certa direzione, all’interno di un canale di  min e max relativi

                                                                                                                                                               

                                                             GRAFICO                                                                                                          secondo ELLIOTT  il TREND  si sviluppa attraverso :

                                                                                                                                                cicli formati da 8 onde,  di cui 5 nella fase di rialzo e 3 nella fase di correzione.

                                                                                                                                                                            

 

    TIPOLOGIE del grafico: rappresent. asse cart  serie stor dei dati di un fenomeno         CLASSIFICAZIONI del trend: serie di minimi e massimi ascendenti, discendenti o laterale       

                  

                                                                                                                                                                        epocale       (da sempre)    lunghissimo

             1)  lineare                                                                                                1) TEMPO            primario      (anni)             lungo   ritr25.33.38/50/62.66.75.100

             2)  a barre                                           aritmetica (var.lineari aritm)                                     secondario  (mesi)             medio               “                           

             3)  a candele                             SCALA                                                                                terziario      (settimane)     breve                “

             4)  point and figure                             semilogaritmica (var.perc.)                   

                                                                                                                             2) DIREZIONE   a)  rialzista   min/max crescenti                       trend-lines                    

                                                                                                                                                                       b)  laterale    min/max orizzontali                    canali, configuraz

                                                                                                                                                                       c)  ribassista min/max decresc                         ventagli

                                                                                                                        

                                COMPITO DELL’ANALISTA :                                                       3) FASI      invers down/up           accumulazione    (b)

                                                                                                                                                            (configurazioni)             convinzione       (a)

         Individuare nel modo più tempestivo il punto di inversione di tendenza                            continuazione               riaccumulazione (b)          5  onde

                                                                                                                                         ( configurazioni)               speculazione       (a)                                                                                                         

                                                                                                                                                            invers up/down                  distribuzione      (b)

                                                                                                                                                           (configurazioni)               panico                (c)

                                                                                                                                                           continuazione                  ridistribuzione    (b)         3 onde

 

                                        attraverso  STRUMENTI                                                                             (configurazioni)             frustrazione       (c)

                                                                                                                                                                                accumulazione   (b)

                    SOGGETTIVI:                                          OGGETTIVI:

                                                        inversione               medie m:        semplici               4) ZONE / AREE    supporto    (minimi o punti di rimbalzo)(statici – dinamici) acquisti>vendite

    configurazioni                                      (filtri)           ponderate                                             resistenza  ( massimi o punti di storno) (statici – dinamici) vendite>acquisti

                     (congestioni)              continuazione                            esponenz                                              gaps           ( vuoti di contrattazioni)

                                                                                       fasci – vortici                                         rintracciamenti      (relativi e assoluti) 25.33.38/50/62.66.100

                                                                                   indicatori tecnici, oscillatori                                         pull-back     (su trend-line asc, disc, orizz, su configurazioni)

                                                                                       (divergenza=inversione)

                                               

                                                TRADING  SISTEM                                      FASI OPERATIVE:   comprare  (operare al rialzo)            all’inizio di un TREND rialzista

                                               (cocktail di strumenti,                                                                          vendere e  (operare allo scoperto)         “                                ribassista

                                                 scelta degli strumenti                                                                         uscire  (chiudere le posizioni)               “                                laterale

                              per costruire il sistema oper.)                                                             mantenere (tenere le posizioni)        nel mezzo del trend       in tendenza

                                                                                                                                         incrementare                                   “                                 in tendenza

 

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DOVE VA LA BORSAMEGLIO LA CASA O LA BORSA ?

Alla fine di questa storia torniamo alla Borsa valori di casa nostra e sorge doverosa la domanda:

DOVE VA LA NOSTRA BORSA ? Quali sono le sue prospettive ?

E poi, altra domanda:

MEGLIO IL MATTONE O LA BORSA?


Dal grafico sottostante si possono capire tante cose !

Rispondiamo alla prima domanda:

   in base alla teoria delle onde di Elliot, la teoria più affidabile sul lungo termine, sul grafico dell’ andamento del mercato azionario italiano, ci troviamo adesso in onda B, mancherebbe ancora il completamento di onda B e poi si andrebbe a fare l’ onda C che potrebbe essere così profonda, con una perdita di oltre il 50% dagli attuali livelli. Detta previsione è avallata altresì dalle analisi sul grafico secolare dell’ indice DOW JONES sul quale ci troveremmo adesso appena su onda A, mancherebbe onda B e poi onda C, molto profonda, con una perdita intorno al 60/70% dagli attuali livelli, Giappone insegna ….

Rispondiamo poi alla seconda domanda:

   La risposta al secondo quesito: meglio la Borsa o meglio il mattone non è difficile. Nel 1973 anno in cui si fa partire la serie storica dell’ indice Comit pari a 100, un appartamento di 3 vani costava 10.000.000 circa di vecchie lire, oggi costa circa 200.000 euro, con un incremento di valore pari a circa 40 volte. Se andiamo a vedere il valore dell’ indice Comit, nel 1973 era pari a 100, mentre oggi si aggira intorno a 1100 con un incremento di circa 11 volte, molto minore dell’ incremento di valore degli immobili, pari a circa 40 volte. Per incremento di valore negli ultimi 40 anni, test molto attendibile, la CASA batte la BORSA 4 a 1.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutto ciò premesso …

Ci aspettano anni difficili, dopo il secolare rialzo del XX secolo. Solitamente le 3 onde di correzione durano 1/3 del tempo che è stato necessario per le 5 onde rialziste, pertanto considerando che sulla borsa USA le 5 onde rialziste hanno avuto durata pari a circa 100 anni, 100:3 = 33 anni di vacche magre. Tutto è possibile: Giappone insegna. E’ già a 21 anni di vacche magre!!

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ORO e PETROLIO

 

 

L’ ORO sale ed il  PETROLIO scende, o meglio tenta di risalire dopo il crollo verticale !!

 

 

    Ed anche qui una ragione c’è: l’ ORO, come bene rifugio sale perché c’è incertezza nel domani.

Il PETROLIO, come carburante, scende perché in tempo di crisi la produzione diminuisce e quindi anche la domanda di petrolio diminuisce.

 

CONCLUSIONE

 

  Analizzando anche l’ ORO ed il PETROLIO,  TUTTO TORNA e TUTTO COINCIDE,  ancora una volta !

Alla fine della nostra storia, sappiate che tutto comunque ruota intorno ad un punto essenziale:

 “Il successo dell’ uomo nella propria vita sta nel saper individuare nel minor tempo possibile il punto di inversione di tendenza dei fenomeni che gli si pongono davanti” Pensate ad esempio alla nostra salute! Prima si individua una possibile malattia e meglio si cura.

E se, come diceva GANN:

tutto quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà:

assolutamente niente di nuovo sotto il sole!”  - tratto dalla Bibbia

 

Se gli errori umani dell’ eccesso si ripetono nel tempo, perché ciò è nella natura dell’ uomo !!

Se in ECONOMIA, il ripetersi nel tempo di questi errori è rappresentato dal ripetersi delle onde del ciclo economico ancor più visibile con una rappresentazione grafica.

Se tutto questo accade, come in effetti e realmente accade,

allora in FINANZA, intesa come arte per avere il massimo ritorno dai nostri investimenti, queste onde vanno sapute sfruttare, cavalcare ed interpretare, non senza preparazione come solitamente accade, ma con cultura e competenza andando ad individuare quell’ inversione di tendenza nel minor tempo possibile, filtrando la VOLATILITA’ ed anticipando i SEGNALI.

Ma sappiate che non siete soli !  Dall’ altra parte ci sono centinaia di migliaia di investitori muniti dei più sofisticati strumenti, che vorranno individuare prima di te quella inversione di tendenza e che pertanto vorranno guadagnare su di te, perché dove c’è uno che guadagna dall’ altra parte c’è uno che perde! Se non hai la giusta cultura come l’ ingegnere deve avere se  vuole costruire un palazzo di 10 piani, il tuo portafoglio franerà in poco tempo !

  E sappiate che è più facile costruire o progettare un palazzo di 10 piani che guadagnare in Borsa !

 

Con l’ ANALISI TECNICA  possiamo riuscirci !

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Che cosa è l’ Analisi Tecnica ?

 

 

 

 

L’ Analisi Tecnica è lo studio dell’ andamento della serie storica dei dati di un fenomeno rappresentata sugli assi cartesiani tramite lo strumento grafico. Essa si serve di indicatori tecnici da esso derivanti, al fine di formulare una previsione del suo andamento futuro, ma principalmente al fine di individuarne il punto di inversione di tendenza di un fenomeno, nel minor tempo possibile ed avere così il massimo ritorno in termini economici del proprio investimento, lucrando tra la quota di acquisto e quella di vendita o tra quella di vendita e quella di acquisto e dove la quota di acquisto sia pur sempre inferiore rispetto a quella di vendita. L’ Analisi Tecnica di Borsa non si occupa del perché o delle ragioni per cui i prezzi si muovono, ma del modo in cui si muovono, di come si muovono.

 

Perché si sceglie l’ analisi tecnica come strumento per trarre il massimo profitto dal proprio investimento ?

 

Per una migliore e più razionale allocazione delle proprie risorse l’ investitore deve conoscere lo stato di salute della società sulla quale vuole investire, in quanto, acquistando azioni di quella società lega le sorti dei suoi risparmi al buon andamento di quella società. Ma per conoscere lo stato di salute di quella società, l’ investitore deve conoscere in modo tempestivo e veritiero, i dati di bilancio di quella società. Deve conoscere quella che si chiama l’informativa forte, riservata innanzi tutto agli amministratori di quella società e dai quali non sempre viene divulgata in modo tempestivo e veritiero. In tal guisa, l’investitore si trova sovente ingannato ed i suoi risparmi in serio pericolo. E’ questo il rischio che si corre servendosi di quella che si chiama: analisi fondamentale, l’ analisi che si basa sulla informativa forte, vale a dire l’ informativa sul bilancio, non sempre agevole da reperire.

Per costruire i propri grafici, l’ analisi tecnica si serve invece delle quotazioni di borsa, di quella che si chiama informativa debole, così chiamata in quanto facile da reperire.

 

Ciò che i grandi avevano detto, ma ciò che nemmeno i grandi sanno:

La Teoria dei FASCI e dei VORTICI :

 

VORTICI

 

Il concetto di trend sta alla base dell’ analisi tecnica. Come pure sta alla base dell’ analisi tecnica il concetto di inversione di tendenza del trend. Per trend si intende l’ andamento grafico di un fenomeno in una certa direzione. Siamo in presenza di un trend al rialzo quando l’ andamento grafico del fenomeno preso in considerazione è costituito da una serie di massimi e minimi crescenti. Un trend è al ribasso quando è costituito da una serie di massimi e minimi decrescenti.. Siamo infine in presenza di un trend laterale quando l’ andamento del fenomeno è laterale, cioè i massimi ed i minimi non seguono una tendenza definita, ma casualmente laterale. Solitamente il trend si trova all’ interno di un canale ben definito. Un trend riferito all’ andamento di un fenomeno è costituito da una serie di minimi e massimi crescenti o decrescenti. Dicesi in tali casi rispettivamente pertanto trend al rialzo o trend al ribasso.

 

MEDIE MOBILI e loro posizionamento all’ interno di un trend.

 

Per medie mobili si intendono medie di n quotazioni diviso n, dove per n si intende il numero di quotazioni che si intende prendere in considerazione. Le medie sono mobili in quanto con il passare dei giorni ogni giorno che passa si toglie dal calcolo della media la prima quotazione e si aggiunge l’ ultima, cambiando pertanto ogni giorno  valore. Solitamente una media mobile si trova sopra l’ andamento grafico del fenomeno in un trend ribassista e si troverà sotto il fenomeno in un trend rialzista. Una media mobile avrà l’ aspetto di una linea sinuosa, più regolare e meno reattiva alle oscillazioni del fenomeno, quanto maggiore sarà il numero delle quotazioni che si prendono in considerazione e sarà una linea più irregolare e più reattiva all’ oscillazione del fenomeno quanto minore sarà il numero delle quotazioni che si intende prendere in considerazione. Una media mobile di lungo termine avrà una distanza maggiore dal fenomeno rispetto al secondo caso di una media mobile a più breve termine.

 

Si può dire che un trend sia ben delineato  quando le medie mobili sovrastanti o sottostanti relative al periodo considerato, si trovano nell’ ordine e ben distese. Il trend di un fenomeno persiste nella sua tendenza fino a quando non intervengono forze contrarie atte a modificarla. Come pure il concetto di inversione di tendenza sta alla base dell’ analisi tecnica. L’ individuazione del punto di inversione di tendenza di un trend è l’ obbiettivo finale e primario dello studio dell’ andamento grafico di un fenomeno attraverso l’ analisi tecnica. Generalmente il trend inverte la sua tendenza in atto da tempo, quando si vengono a generare almeno due minimi e due massimi successivi di tendenza contraria alla precedente e/o viene rotta la tendenza di tre minimi o tre massimi consecutivi, vedi esempio.

 

FASCI  di medie mobili.

 

Vediamo adesso che cosa si intende per fascio. Un fascio è un insieme di medie mobili avente una media come limite massimo. Ad esempio un fascio di m34 è l’ insieme di medie di 34 medie, da mm1 pari al fenomeno fino a mm34. Il fascio naturalmente fa da più ampio filtro ad un trend in atto rispetto ad una sola media mobile, in quanto il fenomeno può tagliare al rialzo la sua m34, tornare indietro e ripartire generando un falso segnale. Vedi esempio. Con il fascio invece, il trend può trovare sotto una rete di contenimento costituita dalle altre medie del fascio. Viceversa in caso di un trend al ribasso.

 

 

 

VORTICI di medie mobili.

 

Un VORTICE è invece un fascio di medie, una combinazione di medie, dove le medie non si trovano nell’ ordine crescente o decrescente, come in un trend ben delineato e talvolta neanche nella stessa direzione. Vedi esempi grafici sottostanti.

 

 Solitamente un vortice si forma durante un repentino pull-back ed una volta che il ritorno si completa il movimento riparte ben definito e nella stessa precedente direzione. Vediamo adesso di descriverlo meglio tecnicamente  e di seguito fornirne esempi evidenti. Un vortice ribassista si forma quando le medie mobili più lunghe intersecano verso il basso le medie mobili più corte che stanno salendo od anch’ esse scendendo ed il soggetto grafico viene sorpreso al di sotto dei due fasci di medie e solitamente, dopo un ulteriore ritorno sulle medie lunghe viene spinto con decisione al ribasso, continuando la tendenza principale al ribasso.

 

Viceversa si consideri un vortice con efficacia rialzista. I fasci di medie che possono essere considerati significativi e/o di una certa importanza per la formazione di un vortice, sono i seguenti: 30/34, 50/65, 100/130, 200/260, 300/350, ecc …

 

 

 

EFFICACIA di un VORTICE, potente segnale di inversione o di continuazione.

 

Un vortice è tanto più significativo ed efficace, quanto più i fasci di medie che lo formano sono contigui, vale a dire ad esempio: 30/34 con 50/65 oppure 100/130 con 300/350 ecc… Altro importante requisito per l’ efficacia di un vortice è che esso debba trovarsi almeno a metà tra il minimo relativo precedente ed il massimo relativo susseguente o viceversa in caso di tendenza ribassista e sarà tanto più significativo ed efficace, quanto maggiore sarà la distanza tra esso ed il massimo susseguente rispetto alla distanza tra esso stesso ed il  minimo precedente. I vortici possono trovarsi all’ inizio, alla fine od al centro di di un trend ben definito e tanto più le medie che lo formano saranno lunghe e tanto più la tendenza che ne scaturirà e che continuerà la precedente sarà lunga ed accentuata. Quando invece un vortice non viene riconosciuto e di seguito violato, trovandosi subito sotto l’ apice di un trend al rialzo o subito sopra il bottom di un trend al ribasso che durano da tempo e viene violentato rispettivamente al ribasso od al rialzo, con talvolta ritorno e ripartenza, l’ inversione che ne scaturisce è molto probabilmente forte e duratura per una significativa inversione di tendenza, in proporzione comunque alla lunghezza delle medie che compongono il vortice violato. Vedi a tale proposito l’ inversione al ribasso del mibtel alla fine dell’ anno 2000 e l’ inversione al ribasso del BTP nel 1999. Talvolta siamo in presenza di vortici che hanno stessa tendenza del fenomeno ed in tal caso essi vengono oltrepassati con ritorno sugli stessi e ripartenza nella stessa direzione precedente. Vedi vortice di fine agosto 2001. Sono questi di continuazione della tendenza in atto e non di inversione come i precedenti. Così come quando l’ apice di un massimo o di un minimo relativo viene a scontrarsi con un vortice la reazione contraria del trend sarà molto decisa e significativa. Vedi massimo relativo del 1991 e massimo relativo del 1992. Talvolta una serie di vortici vengono a trovarsi concatenati, uno di seguito all’ altro  ed in tal caso l’ indice od il fenomeno in oggetto ne sarà influenzato per un periodo di tempo maggiore, siamo in tal caso in presenza di vortici a catena. Il fenomeno può essere supportato anche da vortici formati da medie corte, più corte dei fasci presi sopra in considerazione ed in tal caso si ha una influenza in miniatura degli stessi rispetto agli altri, ma che comunque può costituire l’ inizio o la base di un trend di una certa importanza. I vortici possono essere ascendenti, discendenti od orizzontali ed è importante vedere come poi il fenomeno grafico va ad interagire con essi. Il fenomeno viene solitamente respinto dal vortice, come quando si tira n sassolino tra i raggi di una bicicletta in corsa. In un vortice inoltre il fenomeno grafico torna indietro in quanto esso trova a scontrarsi prima con le medie lunghe e poi con le corte. E’ come se la stessa bicicletta si trovasse a superare una salita a sezione contraria. Cioè prima la sezione verticale e poi la sezione discendente. Vedi esempio. E’ chiaro che l’ ostacolo così messo è insuperabile fino a quando non si rovescia la sezione. Vale a dire fino a quando non si trova a salire la sezione gradualmente ascendente. Vedi esempio. In effetti se noi potessimo rappresentare un vortice a sezione tridimensionale, vedremo una spirale di medie mobili che con il passare del tempo va a dipanarsi ed a lasciar libera da ostacoli di pendenza la strada al fenomeno. Ne risulterà comunque un ostacolo fino a quando la spirale sussisterà. Con il tempo e con la continuazione del trend, i vortici si sciolgono, il mercato così può cambiare tendenza. Canali trasversali …

 

Come vuole dimostrare  lo schema sopra riportato, nel caso di un vortice, il fenomeno incontra prima le medie più lunghe in controtendenza rispetto al trend e poi gradualmente le medie sempre più corte rispetto alle prime, pertanto il fenomeno va a scontrarsi contro il primo fascio di medie e torna indietro. Nell’ altro caso invece il fenomeno incontra prima le medie più corte e gradualmente le medie più lunghe e pertanto non ha alcun ostacolo davanti a differenza del primo caso nel quale le medie più lunghe fanno da argine rispetto alle medie più corte che vengono dopo.

 

 

 

 

 

I VORTICI nella storia.

 

I VORTICI non si generano in ogni inversione o continuazione di tendenza, ma si generano spesso e spesso in fasi molto importanti.

 

Il più grande vortice della storia della borsa italiana costituito da medie di lunghissimo periodo si è formato e rispettato negli anni 95/96, vedi esempio, e da questa fase ha avuto origine un notevole e duraturo rialzo di circa il 400%, da 550 Comit a 2200 Comit.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Queste due ultime rappresentazioni ed esempi reali di straordinari VORTICI che si stanno generando in tempo reale, mentre sto scrivendo, vanno ulteriormente a confermare le mie precedenti analisi e previsioni e dovrebbero spingere le quotazioni dei principali indici azionari internazionali verso livelli decisamente più bassi di quelli attuali al fine di digerire il grande rialzo del secolo 20mo, dove la tendenza al rialzo ha predominato. Ad oggi 25.05.2010, il ritorno sotto le medie più lunghe si è già concretizzato e come in un film già visto, gli indici azionari sono stati respinti ed adesso stanno affondando alla ricerca di nuovi minimi. Le medie lunghe soprastanti sono di una importanza tale, mm100, 200, 300, 500, che la negatività che ne scaturirà sarà molto seria. Stiamo in effetti vivendo una situazione che da quando si parla di analisi grafica e cioè da poco più di un secolo l' uomo non è preparato a vivere in quanto costituisce la fase correttiva ABC del grande super ciclo degli ultimi 120 anni. L' uomo non è preparato a vivere questa fase in quanto fino ad oggi ha vissuto solo la parte impulsiva rialzista 1.2.3.4.5, siamo adesso nella fase inedita ABC di correzione con probabile durata trentennale. Come abbiamo visto ed analizzato in precedenza, se prendiamo a modello l’ andamento dell’indice americano Dow Jones del secolo precedente ed applichiamo ad esso le varie teorie dei cicli e delle onde di ELLIOT possiamo desumere che il ribasso che ci aspetta sarà profondo e prolungato nel tempo. Oggi siamo forse solo all’ inizio ed il nostro indice ha dimostrato di aver già completato l’ onda B con un rintracciamento che non supera il 38% e con la rottura al ribasso di quota 20000 ha dato inizio all’ onda C che provocherà profondi minimi. Non ci resta che attendere lo svolgimento delle varie fasi, con la consapevolezza che la digestione di un secolo di tendenza rialzista potrebbe voler comportare una fase di correzione, sebbene tra più bassi che alti, della durata di almeno un terzo della precedente fase rialzista ed allora auguro lunga vita al sottoscritto affinché possa vederne la conclusione, nonché accortezza e capacità ai traders al fine di sfruttare al meglio le varie onde che nel tempo si succederanno al fine di trarne il massimo profitto attraverso gli strumenti che  l’ analisi tecnica ci mette gratuitamente, ma con tanta preparazione, accortezza e cultura, a disposizione. I VORTICI rappresentano uno di questi strumenti ed oggi, grazie a questo mio lavoro, essi possono essere inseriti nei libri di analisi tecnica, come uno dei più efficaci, significativi e convincenti strumenti per trarre il massimo profitto dall’ investimento azionario. Ciò che i grandi avevano detto, ma ciò che nemmeno i grandi sanno, adesso è stato definitivamente divulga


 

COPERTINA  DEFINITIVA

 

     

                                                                                                                                         1ma edizione

Storia della BORSA e della FINANZA, dall’ Impero Romano ai giorni nostri

 

 

                                             www.ftsemib.it

 Che cosa ci riserva il futuro ?   Che fine faranno i nostri risparmi ?

 

 L’ ANALISI TECNICA come unica ancora di salvezza

 

La straordinaria ed inedita Teoria dei  VORTICI

 

 


 

INDICE ANALITICO

INDICE analitico

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INTRODUZIONE

L’Impero Romano

Il Foro delle Corporazioni: la borsa di Ostia Antica

Il Medioevo, l’ alto Medioevo e il basso Medioevo: le fiere dello Champagne

Leonardo Fibonacci: la serie dei suoi numeri

Rinascimento: le prime Borse e le prime banche organizzate

Le Compagnie delle Indie 1600-1800

Muneisha Homme: il primo analista della storia con le sue candele

La teoria del Grande Superciclo di Elliot applicata alla storia

La Belle Epoque

Il telegrafo e la telescrivente danno origine ai primi grafici

Il Dow Jones, il primo ed il più rappresentativo

I padri dell’ analisi tecnica: Charles Dow, Elliot, Gann

La crisi del 29: cause ed effetti

La storia degli anni 70-90 attraverso il nostro non dimenticato indice Comit

Le grandi bolle speculative: tulipani ed internet

Perché si perde in Borsa ? L’ aspetto psicologico

Le tre cause: alta volatilità, ritardo operativo e operatività intraday

Il ciclo di Borsa ed il ciclo economico

Rimedi alle perdite

Gli strumenti a disposizione: analisi tecnica, analisi fondamentale e dell’ opinione contraria

Meglio la Borsa o la casa ?

Che fine faranno i nostri risparmi ?

Come possiamo difenderci: la nostra unica ancora di salvezza

La straordinaria ed inedita Teoria sui Vortici

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Potete contattare l’ autore del libro scrivendo a  spmibfuture@yahoo.it

 

ULTIMA FACCIATA COPERTINA

    Questo libro non vuole essere il solito freddo libro di sola analisi tecnica, ma vuole essere un lavoro che si basa sulla storia, sulla ricerca, sull'  analisi, su racconti di esperienze personali, così da essere letto tutto d' un fiato da chiunque per la ricchezza di sfumature e di argomenti più vari. Parlerò delle origini della storia della Borsa, da quando si comincia a sentirne l’ esigenza, a partire dall’ Impero Romano, al Medioevo, al Rinascimento, passerò alle Compagnie delle Indie, alla Belle Epoque, parlerò della crisi del 1929, delle bolle speculative, del periodo delle due grandi guerre, del periodo post bellico, della ricostruzione, degli anni 70/90 intesi come anni del Far West finanziario, dei miei primi grafici con il vecchio programma lotus123 di Ugo M., della vita dei borsini degli anni 80/90. Cercheremo di capire perché solitamente si perde in Borsa. Quali sono i rimedi. Meglio il mattone o la Borsa? E poi dove andrà la Borsa ? Parlerò di analisi tecnica e per la prima volta parlerò delle mie scoperte in analisi tecnica. Per la prima volta divulgherò al mondo della finanza e dell’ analisi tecnica la mia straordinaria ed inedita TEORIA sui VORTICI, potenti segnali di inversione o di continuazione: “ciò che i grandi avevano detto, ma ciò che nemmeno i grandi sanno”.  Vorrei inoltre informare che parte degli introiti di questo libro sarà devoluta alle associazioni di genitori di bambini ricoverati in ospedali oncologici. Due genitori su quindici perde il lavoro per il solo fatto di dover stare accanto al proprio bambino.

 

La storia della Borsa e della finanza che vi racconterò e le mie analisi di previsione, che in questo libro vi esporrò, scaturiscono da mie profonde riflessioni e da una ultraventicinquennale esperienza analitica ed operativa, fatta di studi, di test e di ricerche, oltre che da una mia estesa operatività su tutti gli strumenti finanziari che oggi si conoscono, nessuno escluso. Mi auguro che questa mia esposizione possa rappresentare per i lettori occasione di arricchimento culturale ed ulteriore presa di coscienza del rischio che si corre investendo in Borsa senza le opportune conoscenze tecniche ed analitiche.

Dopo questa mia prima edizione è mio intendimento uscire a breve con altre edizioni al fine di arricchire il mio lavoro attingendo ad un mondo straordinario, fantastico ed avvincente dove concorrono e si intrecciano molteplici  aspetti e discipline come la psicologia, la fisica, la matematica, la filosofia, la statistica, l’ astrologia, la religione,  dal lato culturale e ... la stupidità, la presunzione, l' intelligenza e la furbizia, dal lato operativo. Sta a noi uscirne vincitori e protagonisti sapendo cogliere e servendosi di  idonei ed appropriati strumenti che l' analisi tecnica e la cultura ci mettono a disposizione per una più remunerativa operatività.

Per contattarmi scrivete a spmibfuture@yahoo.it

   

Pietro Campanelli

 

Dedico questo libro ai miei genitori che mi hanno dato tanto amore, stima e affetto ed a Fabrizio Quattrocchi che ci ha restituito l' orgoglio di essere italiani.